Email

info@animaeradici.com

Se mi segui da un po’ sai che per me il radicamento è un tema fondamentale. Il radicamento energetico di cui ti ho parlato qui e qui, in parole semplici, significa vivere nel qui ed ora con la sensazione di avere il sostegno della madre terra sotto ai piedi e poterci fidare-affidare ad essa.

La terra è quell’elemento chiave che può farsi carico dei nostri eccessi energetici, ad esempio dello stress. Nelle culture antiche si usava distruggere e demolire quei luoghi considerati infestati da esseri maligni e lasciare che la terra ripulisse le energie del posto.

Dobbiamo ricordare che ogni lavoro fatto sull’albero e sugli avi, in realtà, è un lavoro fatto su di sé dove sia l’albero che gli avi diventano anche metafore di parti remote di noi. Questo lo vediamo bene se pensiamo agli esclusi: escludere qualcuno dall’albero significa creare disordine. Come nel film Coco, spesso cerchiamo di reintegrare quell’esclusione seguendo il destino di quell’avo mancante vivendo situazioni difficili e dolorose. Quando escludiamo parti di noi, o queste stanno per emergere, incontriamo un dolore simile finché queste non vengono incluse e reintegrate.

L’importanza di conoscere la storia familiare e la terra dei nostri avi

Lavorando con la metagenealogia ho notato essere di grande aiuto comprendere le terre dei nostri avi. Attraverso le tradizioni, il folklore, le condizioni socioculturali e i contesti nei quali hanno vissuto possiamo comprendere parti di noi, meccanismi e movimenti che prima ci erano ignoti. Reintegrando anche questa parte torniamo a casa. Casa è un luogo che ci vive dentro, prima che fuori. 

Per spiegarti questo punto che io considero importante per il mio lavoro, ti metto a servizio il mio albero genealogico, non perché io abbia particolari manie di protagonismo, ma perché mi è più semplice scendere nel dettaglio e raccontarti aneddoti e simboli che in altri alberi sarebbero troppo intimi e rischierei di infrangere confini molto delicati. Inoltre, ho fatto ricerche genealogiche tramite un’agenzia e ho ricostruito il mio albero paterno per 13-14 generazioni, quindi, abbiamo molto materiale di cui parlare!

Ci sono due punti su cui voglio portare la tua attenzione prima di addentrarci in profondità: il mio rapporto energetico con la nonna paterna e il trasferimento di mio padre dalla Capitanata all’hinterland di Milano.

Talenti ereditati e legami con la terra d’origine

Per quanto riguarda il rapporto con la nonna paterna, da un punto di vista astrologico, possiamo chiamarlo un bel mix di quinconce (aspetti che liberano energie). Posso aggiungere che non ho ancora conosciuto questa nonna e non so se la conoscerò mai, ma la sua Lilith (la strega) è sul mio ascendente, questo mi dice che il mio essere ‘strega potente’, quindi il talento che mi fa fare questo lavoro, in qualche modo l’ho ereditato da lei e dalla sua stirpe. A questo punto la sua storia genealogica diviene estremamente importante per far sì che io possa comprendermi sempre più profondamente. Inoltre, lei ha Saturno a 10° Vergine, io ho il Sole a 10° Vergine; detto in parole semplici, mi sostiene energeticamente anche da lontano. 

Per quanto riguarda mio padre, invece, ti dico che nel 1988 circa lasciò Orta Nova il suo paese di origine nei Cinque Reali Siti, in provincia di Foggia, per trasferirsi nell’hinterland milanese dove, poi, conobbe mia madre. Il paese di mia madre è gemellato con Senise, un paesino in provincia di Potenza. Quello che mio padre, forse, non sapeva è che i suoi avi, circa sei generazioni prima di lui, erano di Sant’Arcangelo, il paese accanto a Senise.

Ha viaggiato per oltre 800 km per ritrovarsi metaforicamente sempre a casa! 

Questo è stato un sacro movimento, ma è molto utile per comprendere quanto la terra di origine sia importante per il nostro racconto-vita.

Abruzzo, la terra dei miei avi: dalla magia al legame con la Grande Madre

Sono anni che le mie ricerche interiori e professionali mi portano ai culti antichi della Dea Madre per riconnettermi a quella parte di sacro e femminino che noi donne abbiamo nel nostro corpo ma che abbiamo dimenticato. Questo per me è sempre un viaggio verso casa.

Tra le mie scoperte sullo sciamanesimo femminile c’è anche il libro-bibbia di Morena Luciani Russo, ricercatrice e sciamana italiana. Lei spesso organizza ritiri in Val di Susa, Sardegna e Abruzzo. Ne aveva organizzato uno l’anno scorso proprio in Abruzzo ed era incentrato sulla riscoperta dell’energia dell’orsa. Per gli sciamani questa energia è quella della madre protettrice delle donne sciamane e dello sciamanesimo stesso.

Facendo ricerche genealogiche, nel ramo materno della nonna paterna è emerso un ramo abruzzese risalente al 1750, siamo a sei o sette generazioni prima di me.
Dirai: con il tempo che è passato, che importa? In parte è plausibile, ma l’epigenetica ci riconnette a ben 14 generazioni precedenti e queste sono presenti nel secondo livello di coscienza spiegato da Hellinger.

Questo mio avo è partito da Scanno, un meraviglioso borgo nella valle del Sagittario, per arrivare a Candela, un altro posto meraviglioso nella Daunia dove nacque mia nonna parecchi anni dopo. È un trasferimento che segue la linea geografica del ‘’tratturo’’ (transumanza) di Pescasseroli-Candela, purtroppo, però, non ho certezze sugli eventuali coinvolgimenti in questo, magari erano pastori? 

Fatto sta che quando ho saputo dell’Abruzzo ho subito pensato: adesso so chi sono, rieccomi a casa.
Così, ho capito anche quel movimento verso il ritiro di Morena in Abruzzo e ora te ne spiego qualche simbolismo.

L’Abruzzo è una terra di magia, tradizioni, rituali e folklore. Scanno è immerso nella natura della valle del Sagittario. Ed io, indovina un po’, ho il Sole nella casa astrologica del Sagittario, questo segno è il mio ascendente e lì ho Lilith (la strega)! 

Scanno è nota per avere un lago a forma di cuore e ogni volta che ne vedo qualche foto in giro percepisco un collegamento con qualcosa di atavico. Capita a tutti di vedere cuori in giro, ma per me, ora, hanno un altro significato!

lago di scanno e animali sciamanici in Abruzzo

Simbologia degli animali sciamanici presenti in Abruzzo

In quelle valli ci sono principalmente quattro animali considerati connessi alla Dea madre e ai poteri sciamanici: l’orso, la volpe, il cervo e il camoscio.

L’orso rappresenta la donna selvaggia descritta nel libro di Clarissa Pinkola Estès, colei che è la chiave indomita tra un mondo e l’altro.
La volpe è la sessualità, la caparbietà e la fecondità di cui ti ho parlato qui.
Il camoscio rappresenta la capacità di superare i propri limiti ed andare ‘oltre’ gli stessi, inteso anche vedere il mondo ‘oltre’ questo.
La cerva, essendo in grado di perdere i palchi (comunemente conosciuti come ‘corna’), viene associata alla capacità di rinascere, alla ciclicità del concetto vita-morte-vita.

Pensando agli animali che sogno di più e che ‘incontro’ durante le meditazioni guidate sono orse, gufi, civette, lupi e volpi, comprendi come questa informazione di appartenenza a Scanno, mi faccia sentire ancora più a casa.

Un’altra peculiarità di questo borgo è il costume femminile tradizionale che ipotizzano avere origini orientali e mi dà tanto l’idea di essere un punto in comune tra le varie culture.

La simbologia della Grande Madre: dalla festa del grano di Jelsi alla Madonna del pozzo

C’è anche una tradizione che connette questa parte di albero (il ramo materno della nonna paterna del 1750) a un’altra (il ramo paterno della stessa nonna degli inizi del 1800) ed è il tombolo.

Il tombolo è un metodo di ricamo tradizionale antichissimo e in Italia spiccano quello Abruzzese e Molisano. Quel movimento di tessitura ci riporta all’energia del sacro femminino che vede noi donne come ‘coloro che tessono i fili della vita’ per le nostre capacità intuitive e i viaggi simbolici tra i mondi durante le mestruazioni e il parto.

Siamo abituati a vedere queste due regioni come unica, oppure la seconda parte integrante della prima. Nel mio albero si sono unite a modo loro creando un senso di unità simbolica e archetipica molto potente. Infatti, il padre di mia nonna era di Toro (CB), il padre di questo avo era di Jelsi (CB), il paese di fianco, mentre alcuni avi della mia bisnonna erano abruzzesi.

A Jelsi troviamo la festa di Sant’Anna, patrona del luogo, detta anche festa del grano. È un rituale collettivo che ha origini pagane antichissime, affondando le radici nell’antico culto di Demetra, intesa come madre. Durante questa festa viene lavorato il grano in modo artistico: l’anno scorso sono state riprodotte le opere di Bansky mentre l’anno prima gli emoji di WhatsApp.

Il grano è simbolo di abbondanza, vita e nutrimento. Tutto riconducibile alla Grande Madre. 

A Jelsi ritroviamo anche l’orso e la sua simbologia. Infatti, vi era un rituale antico che recentemente è stato riportato in vita: si chiama “la ballata dell’uomo orso” e avviene durante il carnevale. Si tratta di mettere in scena un uomo vestito da orso che arriva dal bosco (inconscio) e passeggia per il paese (mente conscia) spaventando gli abitanti. Un domatore lo cattura e, inscenando una lunga lotta, riesce a incatenarlo e a rimandarlo nel bosco.

Questo ricorda molto la donna selvaggia (rappresentata dall’orso) che emerge dall’inconscio ma viene allontanata dalla mente razionale (uomo domatore) per paura che aggredisca gli abitanti (intesi come maschere che indossiamo per mimetizzarci nel mondo).

Se torniamo nell’albero materno di nonna, vediamo altri antenati venire da luoghi chiave della Daunia come Accadia, dove Acca sta per ‘Madre’ e Dia per ‘Dea’, Sant’Agata di Puglia dove vi era un antico templio di Cibele, un’altra sfaccettatura della Dea madre, Rocchetta Sant’Antonio dove (tratto da wiki) ‘’Il 24 agosto 1709 Giuseppe Mastrostefano, un contadino intento a zappare, chiese l’acqua alla Madonna del Pozzo. S. Maria concesse l’acqua ed egli ringraziò devotamente. Successivamente l’acqua venne utilizzata per guarire diversi ammalati’’.
Ricordiamoci che Maria e Madonna sono sempre interconnesse alla Grande Madre. 

La simbologia della Grande Madre: dalla festa del grano di Jelsi alla Madonna del pozzo

Gli avi che sostengono con dolcezza

Possiamo considerare un altro punto interessante: molti dei paesi di origine dei miei avi sono luoghi natii di dolci tipici. 

A Scanno c’è il Pan dell’Orso, a Jelsi il Pan di Jelsi, a Cerignola e Orta Nova c’è la Pizza a sette sfoglie, a Minervino Murge c’è il marzapane di Minervino.

Sai che questa immagine è pura guarigione per me? 

È la prova concreta che le nuove informazioni si possono introiettare con dolcezza.

La Dea nelle terre d’origine dei miei antenati

Tra i miei grandi amori ci sono l’antropologia e l’archeologia. Di quest’ultima seguo in particolar modo i lavori di riscoperta del femminino sacro e dei suoi luoghi. Una cosa mi ha molto colpita: possiamo immaginare di tracciare una linea che parte dal golfo di Manfredonia e che arriva ad Agrigento. In quest’area continuano ad emergere sculture, statuine e luoghi interconnessi al culto della Dea. Ad esempio, quello che ho detto prima per Accadia, vale anche Matera (Mater= madre, a= Dea, Dea Madre).

Perché te ne sto parlando? Perché questo spazio abbraccia Puglia, Lucania e Campania, terre molto importanti per me, visto che nell’albero di mio padre, sia in quello di mia nonna che in quello di mio nonno, ci sono rami di antenati che arrivano anche da Campania e Lucania.
Magari di questi aspetti ne riparleremo in un altro articolo… 

La ripetizione di uno stesso segno zodiacale nell’albero genealogico

Ti voglio mostrare un’altra peculiarità del mio albero che riguarda il concetto di radicamento: nel ramo paterno c’è un accumulo di antenati nati sotto il segno dei Pesci. Questo segno è governato da Nettuno che è sì il pianeta del sogno e del cinema di Fellini, ma è anche la disconnessione dalla realtà che dà spazio alla simbologia del diavolo più complessa da gestire. Se manca la realtà, manca la terra sotto ai piedi, quindi il radicamento va riprogrammato.

Può capitare che questo manchi in caso di emigrazioni continue: nel mio albero ho contato oltre una ventina di trasferimenti nell’arco di 13 generazioni e qui l’inconscio del mio clan è andato in corto circuito con la terra. Se ti dovessi riassumere il lavoro fatto a riguardo, ti direi che una parte di me ha ripetuto per anni un concetto del genere ‘con tutte queste terre lasciate alle spalle, qual è la mia?’ senza ‘la mia terra’ non potevo radicarmi, quindi vivevo di astrattismo.

Ho reintegrato il concetto di terra nell’albero con una costellazione familiare e con un rituale. Questo rituale consiste nel recuperare la terra dei luoghi natii, unirla in un determinato tipo di vasi mettendo prima la terra più antica per arrivare a quella più recente ricreando così il concetto di ordine, e tenerla in casa. 

Una parte profonda di noi la riconosce. Con la ‘mia terra’ in casa e sotto ai piedi posso fare grandi cose perché sono nel qui-ed-ora! 

Se pensiamo che quella del Molise mi è stata spedita da uno dei biscottifici più famosi della zona che porta lo stesso cognome della quadrisavola di mio padre (rimasta orfana di padre, madre e sorella nel giro di una settimana per via del colera, dalla quale avevo preso in prestito il trauma di separazione e abbandono), ritroviamo ancora la dolcezza reintegrata per questa fese di passaggio poetica e potente!

Insomma, conoscere le proprie origini e i doni del proprio albero genealogico è un lavoro estremamente potente e una grande benedizione. Se ti va di intraprendere questo cammino speciale insieme, scrivimi

Sabina

Nella vita traduco Simboli e Metafore in parole semplici.

Articoli consigliati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.