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L’essere umano ha bisogno del mito, cioè di un modo di narrare gli eventi dandogli sacralità per riconnettersi alla fonte creatrice. Essendo racconti sacri non significa né che siano veri né che siano falsi, ma attivano forme di devozione molto profonde. 

Ogni cultura, nazione e religione ha i suoi miti e molti sono simili tra loro nonostante cambino nomi, luoghi e pochi concetti.  Prendiamo in considerazione il mito di Ade e Persefone. Gli antichi Greci chiamavano Kore/Persefone, Demetra e Ade gli archetipi che i Romani chiamavano Prosperina, Cerere e Plutone. Anche in Mesopotamia c’era un mito simile con protagonisti Inanna e Dumuzid, mentre i sumeri li chiamavano Istar e Tammuz. 

Chi era Ade?    

Ade era il Dio degli Inferi e nel mondo romano era noto come Plutone (che è anche il pianeta di dominio dello Scorpione). Cercava moglie ma nessuna era disposta a sposarlo e seguirlo nel “mondo di sotto” perché era il mondo dei morti e delle tenebre. Visitando il mondo dei vivi alla ricerca della propria consorte incontrò la ninfa Persefone e se ne innamorò. Secondo alcune versioni del mito, lei non voleva sposarlo perché ne aveva paura, quindi Ade studiò un inganno per conquistarla: a questo è legata la capacità manipolatoria tipica dell’energia scorpionica che nei tarocchi è rappresentata dall’archetipo del diavolo.

Ade è, inoltre, il custode dei nostri tesori interiori e percepiamo la sua presenza anche grazie al vuoto che noi umani siamo chiamati a sperimentare. Quando siamo nel vuoto siamo anche nel regno simbolico di Ade e lì troviamo tutta la forza, l’immensità e le risorse necessarie per la nostra evoluzione.

chi era ade

Chi era Persefone?  

Persefone era figlia di Demetra e Zeus. Nel prato dove stava raccogliendo dei fiori all’improvviso spuntò un narciso, lei cercò di raccoglierlo ma alla base del fiore si aprì una voragine da cui emerse Ade che la rapì, portandola nel mondo degli Inferi per sposarla. Ade le offrì, così, un melograno del quale lei ne mangiò solo sei semi, senza sapere che chi mangiava i frutti degli Inferi sarebbe stato costretto a rimanervi per l’eternità. Il frutto è simbolo di fertilità, matrimonio e unione ma soprattutto rappresenta l’utero, quindi Ade l’ha rapita dal mondo dei vivi sottraendola a sua madre, ma le ha restituito più di quello che le ha tolto rendendola donna grazie al melograno. Il frutto dei morti è un attivatore dell’utero, quindi in quel momento Persefone ha compiuto il suo viaggio: ora è donna e si è trasformata in Regina degli Inferi.  

Il mito di Persefone secondo un’altra versione

Altre versioni del mito presentano Persefone come l’archetipo della brava bambina che voleva staccarsi dalla madre Demetra per poter trovare la propria strada e che perciò accettò di spontanea volontà di trasferirsi nel mondo degli Inferi. Simbolicamente, quindi, rappresenta l’inconscio, la brava bambina che viaggia dentro di sé per morire come bimba e rinascere come donna.

Demetra, infatti, rappresenta quel modello materno sempre pronto a nutrire, coccolare e proteggere che a tratti, però, diventa soffocante. Per questo Kore sentiva l’inevitabile bisogno di evolvere, ma sapeva che non sarebbe bastato parlare con sua madre. Così si rivolse ad Ade, probabilmente perché aveva paura di staccarsi da sua madre in modo netto e solitario. Forse non era in grado di sostenere questa decisione e le sue conseguenze, o magari voleva solo evitare di ferire Demetra.

Fatto sta che Kore e Ade decisero di comune accordo di creare un portale che la portasse nel mondo dei morti. Questo portale assunse la forma di un narciso che, una volta strappato, catapultò Kore nel mondo di sotto. Durante la discesa provò paura, anche rabbia, forse persino astio nei confronti della madre. In un certo senso, infatti, si era sentita costretta ad arrivare a tanto. D’altra parte, Demetra, una volta accortasi della scomparsa della figlia, iniziò a cercarla, ma senza risultati.

Questo passaggio di Kore nel mondo degli inferi, però, ha rappresentato qualcosa di più, una forma di lutto simbolico che ha tagliato il cordone ombelicale energetico che la legava alla madre. Ciò portò la dea delle messi a trascurare le sue mansioni, come la cura del grano e dei raccolti, portando all’umanità carestia e siccità.

Quando, poi, Demetra seppe che Kore era volutamente andata nel mondo di sotto capì che quella perdita, anche se solo simbolica, era senza possibilità di recupero. Nel frattempo, Kore lasciava sempre più andare la sua identificazione con il ruolo di bambina-della-mamma per evolvere in quello di donna completa.

Quando Zeus, suo padre, intervenne chiedendole di tornare nel mondo dei vivi per porre fine alla disperazione della dea che stava condannando l’umanità a morire di fame, Persefone accettò a patto di poter tornare nel mondo di sotto ogni volta che ne sentiva la necessità.

Così facendo Ade le offrì un melograno, simbolo dell’utero e del femminile, lei lo addentò sei volte, che è esattamente il numero dei mesi in un anno in cui sarebbe stata nel mondo di sotto. Poi tornò nel mondo dei vivi come Persefone, una donna e non più una bambina

mito di persefone

Chi era Demetra?  

La madre Demetra era la dea della fertilità e dell’agricoltura, legata simbolicamente al grano, e nota nel pantheon romano come Cerere, nome utilizzato, poi, in astronomia per indicare un asteroide. Prima di questo episodio, era lei a garantire agli umani interi anni di bel tempo e ricchi raccolti, ma la perdita della sua bambina la spinse ad abbandonare il suo compito e iniziò, così, un inverno duro che sembrava non avere mai fine. Era arrabbiata con Zeus, padre di Persefone e fratello di Ade, per aver appoggiato e coperto il fratello nel rapimento/fuga di Persefone. 

Zeus era triste nel vedere gli umani in carestia e al freddo, quindi trovò un accordo per far sì che Persefone e Demetra potessero ricongiungersi: avendo mangiato solo sei chicchi di melograno, Persefone avrebbe passato nel mondo dei morti solo una metà dell’anno e la restante l’avrebbe trascorsa con la madre nel mondo dei vivi. Da qui è nata la ciclicità delle stagioni, della natura che muore e rinasce.

È interessante notare che il melograno non è stato mangiato per intero ma solo 6 chicchi, segno, forse, che la trasformazione da bambina a donna è un processo sempre in corso e mai definitivo.

Il ratto di Persefone e il rapporto tra madre e figlia

Persefone è entrata nel mondo dei morti innocente e pura (anche) nel tentativo di sottrarsi alla madre, ha viaggiato dentro i suoi inferi personali, è riuscita a trovare sé stessa e Ade l’ha premiata iniziando il suo utero. Così è diventata Regina degli Inferi, una donna capace di scendere nell’oltretomba per trasformare sé stessa ogni volta che la vita la chiama a farlo.

L’evoluzione da Kore (fanciulla) a Regina degli Inferi porta con sé tanti cambiamenti che facilmente ci spaventano e che possiamo scambiare per fallimenti e in questo modo ci impediamo di crescere e acquistare il nostro potere personale. 

chi era demetra, rapporto madre e figlia

Kore e Demetra nelle Costellazioni Familiari

Questo mito è anche un racconto genealogico. 

Lo “strappo” tra Demetra e Kore potrebbe essere quello che nelle costellazioni familiari chiamiamo movimento interrotto con la madre. È una dinamica energetica che si manifesta quando nei primi anni di vita c’è stato un distacco netto e duraturo tra il neonato e sua madre, dovuto a cause esterne.

Quando ci troviamo di fronte a una madre simile a Demetra ci sono tante cose da prendere in considerazione nell’albero genealogico:

  • com’è il rapporto di questa madre con sua madre?
  • E quello di sua madre con sua nonna?
  • Che tipo di vissuti hanno avuto queste donne?
  • Cosa pensano della vita?
  • Che tipo di vita hanno fatto?

Questo lato di Demetra di essere chioccia un po’ asfissiante potrebbe parlare di un corto circuito nell’energia femminile dell’albero, più precisamente potrebbe essere un conflitto energetico transgenerazionale tra le varie madri e figlie dell’albero.

La mancanza di fiducia che spinge Demetra a soffocare Kore potrebbe anche essere dovuta ad una totale disconnessione del femminile dai suoi elementi primigeni, oppure dall’archetipo della dea. Questo lo si vede quando le nostre antenate non hanno figure di riferimento più grandi di loro a cui appoggiarsi e verso cui guardare, quindi guardano sé stesse. Così facendo la vita diventa una lotta a dover dimostrare di ‘essere’.

Inoltre, potrebbe anche essere un albero genealogico in corto circuito con la vita, vive comunque ma non riesce a godere dei suoi piaceri

Non preoccuparti, ognuna di queste dinamiche nasconde una guarigione spirituale molto potente e per farla emergere potresti iniziare disegnando il tuo albero seguendo i consigli che trovi qui e poi scoprendone i doni nascosti.

Sabina

Nella vita traduco Simboli e Metafore in parole semplici.

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