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Ci stiamo muovendo verso il solstizio d’estate e in questa fase gli antichi calendari proliferano di rituali collettivi. Alcuni avevano uno scopo scaramantico, altri propiziatorio ma il concetto di base è lo stesso: scandiscono il tempo, ci aiutano ad introiettare immagini e informazioni precise grazie al loro codice simbolico e alfabetico. Ci aiutano a creare una distanza tra prima e dopo, tra vita (estate) e morte (inverno).

Seguendo la ruota dell’anno, ovvero il calendario pagano basato sulle festività europee precristiane, in questi giorni, più precisamente il 21 giugno, si festeggia Litha. È il momento in cui la luce raggiunge il picco della sua forza e inizia il suo declino. Siamo comunque in un periodo di espansione e abbondanza, come ci suggerisce il prossimo Sabbath (termine di origine antica e usato dai moderni wiccan per indicare le 8 principali feste dell’anno). Nei giorni intorno al 1° di agosto (e per buona parte del mese di agosto) in tutto il mondo sono presenti antichi rituali di raccolta e benedizione del grano, simbolo per eccellenza di ricchezza e nutrimento.

Il solstizio d’estate vede il Sole entrare nel segno del Cancro, associato alla Luna, al clan familiare e all’elemento acqua. Ed è in opposizione al segno del Capricorno, associato all’arcano dell’ Eremita, all’inizio dell’inverno (e in effetti il solstizio d’estate è opposto al solstizio d’inverno), al minimalismo e all’essenza. 

Questa “opposizione” ha una matrice astrologica che ci ricorda quanto tutto sia antico (l‘astrologia è la bussola dei popoli da secoli addietro) e nel tempo ha subito una trasmutazione in ottica cristiana. Così nel calendario cristiano vediamo il 25 dicembre come il compleanno di Gesù e, a distanza di sei mesi (quindi opposto sul calendario), vediamo il 24 giugno come data di nascita di San Giovanni. Ed è proprio a quest’ultimo che viene associato l’antico rituale dell’acqua di San Giovanni di cui oggi ti spiego il simbolismo.

Il significato delle erbe di San Giovanni  

Notte di San Giovanni significato e tradizioni

La notte tra il 23 e il 24 di giugno rappresenta un momento particolare ed è nota anche come notte delle streghe. Le streghe sono quelle donne che hanno il potere di trasformare e tramutare sé stesse (così come fa il nostro utero durante il mestruo, perciò il “potere della strega” vive in tutte noi). 

In questo momento la natura è al massimo della sua espressione, così noi umani possiamo connetterci più facilmente ad essa e i mondi sottili sono meno distanti di quanto crediamo.

Questa notte, infatti, era considerata una delle tre notti degli spiriti insieme a Beltane, detta anche Calendimaggio, e Halloween/Samhain. Per tradurtela molto brevemente, Beltane è il momento energetico in cui l’energia maschile e quella femminile si uniscono mentre Samhain è il periodo in cui onoriamo i nostri cari e ci prepariamo a scendere nelle nostre profondità. Nella notte di San Giovanni, invece, ci purifichiamo. Questo rito serve per attrarre salute, prosperità e amore, proteggere dagli spiriti maligni e preservare i raccolti.

Ricordiamoci che quando facciamo e parliamo di un rito, da qualche parte lo stiamo già facendo.
Devi sapere che la ritualistica ha un potere sciamanico trasformativo. Quando lo sciamano balla per attirare la pioggia lui è già nella pioggia, non se la sta raccontando, ci crede ed è presente a sé stesso mentre lo fa.

Il Fuoco e l’Acqua nei rituali della notte di Litha 

Le ritualistiche legate a quella che oggi chiamiamo Litha iniziavano nel giorno del solstizio con l’accensione dei falò e terminavano durante la notte di S. Giovanni con il rituale dell’acqua.

Il falò è fuoco ed è un elemento che nei riti si usa per trasformare. Quando accendiamo una candela, ad esempio, se nella cera vediamo il corpo umano e nello stoppino l’anima, al momento dell’accensione accediamo al nostro spirito ed è questo il senso delle candele nei riti.

L’acqua, invece, ha delle memorie che ci parlano di casa (utero materno-liquido amniotico), emozioni, purificazione e rilascio emotivo.

Quali sono le erbe di S. Giovanni? 

Il rituale prevede che durante la sera o il tardo pomeriggio del 23 giugno si vada nei boschi a raccogliere le seguenti erbe: iperico, lavanda, artemisia, malva, menta, rosmarino e salvia. Inoltre, in base alla propria posizione geografica, si possono raccogliere fiori di campo come papaveri, rose, camomilla e fiordalisi.

È importante che questa raccolta venga fatta con rispetto nei confronti della Grande Madre, quindi senza estirpare o danneggiare il territorio.

Queste piante venivano messe in una ciotola, meglio se non di plastica, ed esposte all’esterno dopo il tramonto. In questo modo potevano raccogliere la rugiada (che rappresenta la luna stessa), detta anche benedizione degli dei, che la tradizione vedeva come attivatore del potere curativo dell’acqua magica.

Quali sono le erbe di S. Giovanni? 

Cosa simboleggia l’iperico?  

Di questo mix, la pianta più importante da un punto di vista simbolico è l’iperico. Questo veniva spesso posto sull’uscio delle case per allontanare gli spiriti maligni. Si dice che lo stesso Dioscoride, medico dell’antica Grecia, consigliasse questo rimedio energetico per gli sbalzi d’umore. Ippocrate lo considerava utile per i casi di isteria. 

Nelle usanze medievali, invece, i mazzetti di iperico appesi alle porte venivano indossati come cerchietti e usati per ballare e, infine, gettati sui tetti come protezione dalle calamità naturali.

Da un punto di vista erboristico viene considerato un alleato per la fase premestruale e la menopausa. E questo è perfettamente in linea con il suo significato esoterico per via della sua connessione con i passaggi da una fase a un’altra. 

Il significato delle erbe di San Giovanni  

La Lavanda nei rituali sciamanici viene usata sia per calmare e rilassare sia per “lava-re via” le energie che spesso rimangono latenti nei nostri corpi sottili. 

L’ Artemisia è considerata madre di tutte le erbe e per questo motivo è associata alla Luna. I Greci la usavano per invocare gli dei ed entrare in connessione con le parti profonde di sé (dei=archetipi interiori).

La Malva deriva dal greco antico μαλάχη (malákhē), che significa morbido. La morbidezza è una qualità legata alla figura materna e alla capacità di prendersi cura della prole, di sé e di quello che ne richiede necessità.

La Menta è associata alla temperanza, intesa come pazienza di attendere i giusti tempi che molto spesso sono quelli dell’anima (Kyros) e non della mente. 

Il Rosmarino, infine, è una pianta di radicamento che si sviluppa dal basso verso l’alto e ha potere purificatorio. Infatti, veniva usato come incenso insieme alla Salvia prima che si iniziasse ad importare l’Olibano dal Medio Oriente.

L’acqua veniva usata il mattino del 24 giugno per lavarsi mani e viso, così da sciacquare via le impurità energetiche e far sì cha la magia raccolta durante la notte venisse introiettata in sè.

Tra tutti i rituali collettivi questo è in assoluto il mio preferito e ogni anno lo faccio sempre volentieri documentandolo su Instagram.

Ora ti saluto e ti invito in Anahata per non perderti i miei prossimi articoli e tanti approfondimenti esclusivi. E se ti piacerebbe approfondire l’uso dei rituali e crearne uno su misura per te, scrivimi.



 

Sabina

Nella vita traduco Simboli e Metafore in parole semplici.

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