Con l’inverno alle porte entriamo nella stagione più fredda dell’anno dove il gelo la fa da padrone e invoglia a restare in casa al caldo, sotto al tepore di coperte e plaid, vicino alle stufe, o ai camini per i più fortunati.
In questo periodo l’elemento fuoco diviene centrale sia perché il sole è ancora in sagittario, che è in un segno di fuoco, sia perché, a causa del clima rigido, siamo più che mai alla ricerca di calore, inteso anche come “calore umano”. Il fuoco, però, non lo dobbiamo intendere solo come una fonte di calore, è un elemento sacro che viene usato sin dall’antichità per celebrare rituali, atti psicomagici, atti di potere e riti di passaggio.
Cos’è il rito?
Il rito è un mezzo di comunicazione che, mediante l’esecuzione di determinati atti, permette di relazionarci con il nostro inconscio. Questo è come un bambino, pertanto ogni rito deve essere molto semplice per far sì che l’inconscio lo comprenda in breve tempo. Il linguaggio rituale non ha a che fare con la logica o la ragione, ma è studiato per arrivare direttamente al nostro Io profondo.
Per fare un esempio, se vogliamo risolvere una disarmonia, si parte dal racconto e dalle immagini depotenzianti presenti nelle nostre profondità. A questo punto possiamo andare a studiare un rito semplice capace di creare nuove immagini che siano potenzianti, con il fine di sbloccare i flussi vitali in stasi e permetterti di seguire il tuo destino.
Noi esseri umani viviamo tra reale, immaginario e simbolico senza riuscire a fare nette distinzioni tra i vari piani, mentre gli animali vivono solo nel reale: per questo il linguaggio simbolico e le ritualità sono così importanti per noi.

Quali sono gli strumenti del rito?
Durante i riti vengono utilizzati gli elementi (aria, acqua, terra e fuoco) e i simboli che l’inconscio conosce già bene. Seppellire oggetti che rappresentano situazioni o persone, oppure scrivere lettere per poi bruciarle o gettarle in corsi d’acqua, accendere candele o incensi per purificare l’aria, e così via.
Le candele rappresentano il corpo mentre lo stoppino è l’anima: accendere lo stoppino significa accedere allo spirito. Quando si accendono candele in onore dei defunti è importante comprendere che in quell’istante i defunti sono davvero lì, quindi diviene un rito sacro perché viene fatto per onorare chi se ne è andato.
Gli incensi servono per bruciare le energie considerate basse, cosicché l’ambiente si ripulisca o diventi sacro. Ecco perché sono protagonisti di tanti diversi riti per allontanare energie negative.
L’acqua, invece, purifica sia il corpo che l’ambiente, anche il lavarsi le mani prima di mangiare è un esempio di rituale di purificazione. E non è un caso che alcuni riti iniziatici, come il battesimo, prevedano l’utilizzo dell’acqua per lavare via i detriti energetici dal corpo.
Il rituale del fuoco
Il fuoco brucia realmente e simbolicamente: viene utilizzato sia per permettere al corpo di bruciare le tossine che per bruciare gli oggetti. In tutti i riti sciamanici, ma anche nelle funzioni delle religioni attualmente più diffuse, il fuoco è presente o come focolare o come braciere.
A proposito del collegamento tra fuoco e tossine, presso gli Indiani d’America era usanza accendere un falò all’interno di una capanna per permettere al corpo maschile di bruciare le tossine attraverso la sudorazione. In tal modo cercavano di compensare quello che nelle donne accade spontaneamente attraverso il mestruo: l’endometrio che si sfalda porta via con sé tutto ciò che è stato nell’ultimo mese e purifica il corpo.
Il rito del fuoco è presente anche nelle culture dei nostri nonni: tutti avevano stufe o camini in casa intorno ai quali raccogliersi per consumare i pasti. Il fuoco creava condivisione e comunione.
In alcuni paesi del Sud al centro della stanza principale della casa si teneva un braciere intorno al quale gli adulti si sedevano e parlavano. Era quasi proibito ai bambini avvicinarvisi perché era considerato uno spazio sacro dedicato ai grandi. In questo modo i discendenti registravano immagini simboliche di gerarchie sacre nei confronti degli antenati.

Sicuri che i riti siano così lontani da noi?
Possiamo considerare riti le messe cattoliche, i funerali, le confessioni, i matrimoni, tutte le funzioni religiose, le sagre di paese e persino la preparazione del cibo quotidiano.
Le sagre di paese sono dei riti collettivi nei quali tutta la società viene coinvolta. Quando arriva, ad esempio, la classica sagra di fine estate il collettivo registra il passaggio tra una stagione e l’altra, quindi diventa cosciente che un ciclo si è chiuso e se ne sta a prendo uno nuovo.
Anche cucinare il cibo è un rito perché il nutrimento è una forma d’amore per sé stessi e gli altri: cucinare ritualizzando ci permette di entrare in connessione con il cibo e ottenerne, di conseguenza, un nutrimento più completo. Osservare il cibo con amore, benedirlo, ringraziarlo, immaginarlo pulito da ogni energia inutile lo rende ancora più sacro.
Nel campo più strettamente religioso, tutti i gesti che un prete svolge durante le messe fanno sì che l’inconscio attivi uno o più simboli utili a riconnettere l’umano con la sua essenza.
Lo stesso sacramento della confessione deve il suo potere liberatorio al fatto che per l’inconscio il prete è Dio, quindi quando il prete assolve è come se Dio stesso lo facesse.
Altro esempio sono i funerali che permettono di iniziare la fase di elaborazione del lutto. Il mondo sottoterra è quello dei morti e la sepoltura di una persona cara comunica al nostro inconscio che quella persona è ora in quel mondo. La sepoltura dei corpi è presente anche in alcune specie animali, ad esempio gli elefanti: quando i cuccioli muoiono le elefantesse scavano le buche per seppellirli ed emettono versi di lamento in segno di lutto, è un modo per ridare a madre terra i suoi frutti che a modo loro nutriranno altre specie e, così facendo, diventano sacri.

I matrimoni, invece, sono strutturati in modo simile alle costellazioni: a destra c’è il marito-maschile mentre a sinistra la moglie-femminile, di fronte hanno il prete-Dio e alle spalle gli antenati che li sostengono. La sposa entra in chiesa accompagnata dal padre che è la figura che accompagna i figli nel mondo e nel rito simbolicamente la accompagna verso un nuovo sistema familiare.
Le promesse scambiate al momento del matrimonio vengono lette dall’anima come veritiere: quel “per sempre” è davvero per sempre perché l’anima non ha concetti di ‘fine’ come li intende la mente. Quindi in caso di separazione si crea un nodo energetico. Nello stesso modo in cui è stata ritualizzata l’unione, va poi ritualizzata anche la separazione in modo tale che venga interiorizzata l’immagine di separazione e ne venga ripristinato l’equilibrio spirituale.
Il rituale di separazione serve per liberarci da ciò che è stato, conservandone la sacralità, e permetterci di poter andare avanti verso una strada luminosa e piena di gioia, libera di creare cose nuove. È un rito realizzabile in maniera pienamente efficace solo all’interno di una costellazione familiare .
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Disclaimer
Io sono un’operatrice olistica e mi occupo di spiritualità, energia e anima. Il mio lavoro si concentra esclusivamente su questi tre aspetti dell’essere umano.
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Sempre belli i tuoi articoli! Io sto preparando una tesina, per la mia Scuola di Counseling, sulle danze estatiche. Hai per caso già scritto qualche articolo al riguardo? Puoi consigliarmi dei testi?