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Sono così felice di ritornare nel mondo delle fiabe che, quasi quasi, mi commuovo!

Se mi segui da un po’ sai che per me l’anno finisce a luglio e ricomincia a settembre, quindi per certi versi questa è la prima fiaba dell’anno che decodifichiamo in ottica costellativa.

Vassilissa e Baba Jaga è stato il racconto simbolico che ho sentito forte durante il plenilunio in Sagittario di qualche mese fa e, infatti, di lei ti ho parlato nella newsletter. Avendo avuto tantissimi feeds positivi a riguardo, ho deciso di parlarne anche qui in modo più esplicativo decifrandone nel dettaglio tutti i simboli.

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C’è chi dice che sia una fiaba russa, chi germana e chi slava. Le variazioni sono minime e qui mi attengo alla versione russa. Se la conosci già e vuoi passare alla decodifica clicca qui altrimenti continua a leggere e mettiti comoda, te la racconto io!

Baba Jaga: la fiaba

Vassilissa era l’unica figlia di un mercante e di sua moglie. Quando aveva otto anni la madre si ammalò senza speranze di guarigione. Prima di lasciare il corpo le donò una bambola di legno da lei benedetta, raccomandandole di tenerla con cura e dicendole che sarebbe stata la sua guida nei momenti difficili, a condizione di sfamarla sempre.

Superato il lutto, per il mercante, giovane e ricco, non fu difficile rifarsi una vita. Incontrò una vedova più grande di lui che aveva già due figlie più grandi di Vassilissa e si sposarono. Questo fu un errore perché la vedova si rivelò subito una pessima madre, invidiosa della bellezza della piccola Vassilissa. 

Vicino al loro villaggio c’era una foresta dove viveva Baba Jaga, una strega potentissima che avrebbe mangiato chiunque avesse osato disturbarla. Sia la matrigna che le sorellastre tentavano in ogni modo di mandarci Vassilissa ma la bambola le suggeriva la strada giusta per evitarla.

Quando le ragazze raggiunsero l’età da marito, le richieste giungevano solo per Vassilissa e questo fece indispettire la matrigna e le sue figlie, così escogitarono un piano per cercare di eliminarla. Una sera il padre affidò dei compiti a ognuna delle tre ragazze, accese una candela e le lasciò lavorare. La maggiore spense di proposito la candela e usò come pretesto il bisogno del fuoco per mandare Vassilissa a chiederne un po’ alla Baba Jaga. 

La ragazzina portò con sé la bambola e andò nel bosco, camminò per giorni fino ad arrivare dalla Baba Jaga che viveva in una casa che aveva zampe di gallina come fondamenta e teschi infilzati nel legno come recinzione. Nel buio pesto, con il vento che fischiava forte, improvvisamente si accesero gli occhi dei teschi e comparve la Baba Jaga in un pestello volante e una scopa in mano. Disse alla bambina che se avesse lavorato per lei qualche giorno e si fosse comportata seguendo le sue regole avrebbe ottenuto quello che voleva, altrimenti l’avrebbe mangiata. 

Doveva cucinare e pulire, ma anche qui Vassilissa nutriva la bambola con gli avanzi dei pasti e la bambola si occupava di tutto al posto suo. Andò avanti per giorni fino a quando una sera vide tre cavalieri arrivare dalla strega: uno bianco, uno nero e uno rosso. Quella sera la strega chiese alla bambina perché stava sempre in silenzio e quest’ultima le disse che non osava parlare ma avrebbe voluto sapere chi erano i tre cavalieri. La strega disse che erano l’alba, il sole e la notte. A questo punto la strega le disse che se fosse stata più curiosa l’avrebbe mangiata e, a sua volta, volle sapere come riusciva a portare a termine tutti i compiti che le imponeva.

Vassilissa le disse della bambola benedetta dalla madre e a quel punto la strega cacciò via la bambina perché non voleva benedizioni in casa sua. Le diede il fuoco che le aveva promesso e la riportò nel bosco. La bambina camminò fino a casa e stava pensando di buttare la torcia (ovvero il cranio conficcato nel bastone) ma, fattosi giorno, la torcia le disse che le sarebbe ancora servita. Con grande stupore della matrigna e delle sorellastre, arrivò a casa e il sacro fuoco della torcia le bruciò completamente. 

Grazie a questa luce potente, poi, Vassilissa riuscì a cucire un mantello così bello che era indossabile solo da uno zar e, infatti, proprio uno zar lo volle e la prese in moglie.

La bambola benedetta di Vassilissa

bambola benedetta vassilissa

Anche in questa fiaba troviamo quello che potrebbe essere un movimento interrotto con la figura materna, ne avevamo già parlato in Masha e Orso. È un meccanismo che accade quando c’è un distacco energetico dalla figura materna: in questo caso si è trattato del decesso durante l’infanzia della protagonista.

La madre lascia a Vassilissa la bambola di legno benedetta che aiuta, sostiene e protegge la bambina sia dalle invidie della matrigna e delle sorellastre che dai pericoli della foresta, a patto che la bambina la nutra. 

La bambola è un feticcio simbolico che rappresenta noi stessi. Infatti, nel libro ‘Donne che corrono coi lupi’ l’autrice Clarissa P. Estés la indica come lo strumento medium (cioè contenitore) dell’intuito, del potere primigenio, ancestrale e selvaggio del sacro femminile. 

Il patto di nutrirla con il cibo significa contattare quella parte di noi, rappresentata dalla bambola, affinché sia viva e in grado di guidarci nel mondo. 

Quella bambola è l’estensione simbolica dell’utero e delle “antenne” che abbiamo là sotto. Sì, io le chiamo così. Sai quando ti ritrovi face to face con un uomo che ti piace tanto e senti quella vampata di caldo partire dal basso? Ecco quella è la pussy che parla. 

È in legno che, secondo la medicina cinese, parla del riconoscimento del proprio compito di vita, la missione dell’anima, quella parte di noi che chiede di essere sentita. E per sentire è sempre il femminile che dobbiamo contattare. 

La matrigna e le sorellastre di Vassilissa

Queste donne ‘brutte e invidiose’ rappresentano un forma di femminile in corto circuito con sé stesso. Quando accade questo bisogno studiare la linea genealogica femminile:

  • Che rapporto hanno queste donne con la propria madre?
  • E la madre con sua madre?
  • E la madre di sua madre con la propria madre?
  • Quali eventi dolorosi hanno fatto sì che l’energia di nutrimento andasse in corto circuito?

Sempre nel ‘gioco delle proiezioni’, queste donne invidiose rappresentano anche le parti di noi che non sono allineate con la nostra essenza. Non è una colpa: arriviamo da millenni di depredazione del femminile e di cedimento del nostro potere. 

Quelle parti appaiono quando potrebbe esserci una disconnessione energetica dal concetto di Dea, il contraltare di Dio. La Dea, infatti, rappresenta quell’entità grande, tanto più grande di ogni antenata e, quando le ave non ce l’hanno come riferimento non sanno dove guardare, quindi guardano sé stesse e la vita diventa tutto un “dover dimostrare di essere”.

Baba Jaga: significato simbolico della strega

significato simbolico strega

La strega vive nel bosco che rappresenta sempre l’inconscio individuale e familiare. Per arrivare da lei bisogna attraversare una serie di pericoli, sfide e prove. Dobbiamo entrare in contatto con tutte quelle parti di noi che non ci piacciono perché lei è la rappresentazione della Dea Selvaggia, secondo la Estés, e di Lilith, secondo me.

Il simbolismo della sua casa eretta su zampe di gallina, lei che arriva in un pestello volante con una scopa, mentre la staccionata è ricca di teschi conficcati nella legna vuol dire che la sua casa è la connessione tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Le zampe di gallina rimestano il terreno, letteralmente lo scavano e il mondo di sotto per l’inconscio è quello dei morti, inoltre permette alla casa di volare, quindi tornare in quello dei vivi. Se vuoi approfondire la simbologia della gallina, ti aspetto qui.

Il pestello è usato per ridurre le erbe magiche in poltiglia affinché curino dolori e malanni, mentre la scopa è l’attrezzo che pulisce i detriti emozionali. Quindi, Baba Jaga appare per guarire e ripulire dalle illusioni e ci riporta alla verità.

I teschi hanno un simbolismo molto potente. Secondo alcuni vecchi rituali greci, le sacerdotesse riesumavano i morti per prenderne i teschi e riempirli di vino (simbolo di abbondanza) e berlo. Secondo antiche credenze è nel midollo del teschio che si trova l’anima.

Vassilissa va dalla Baba Jaga per ricevere il fuoco, simbolo di passione e vita interiore. È la sua essenza che le chiede questo passaggio simbolico, ma perché?

La casa di Baba Jaga nell’albero genealogico

Entrare nella casa di Lilith-Baba Jaga vuol dire scoprire le ferite segrete del femminile, sciogliere il nostro legame con esse, scovarne il talento, portarlo nel cuore e metterlo a servizio del mondo. 

La casa è soprattutto il simbolo-ricordo della prima dimora che sperimentiamo su questa terra: l’utero materno. Simbolicamente è il posto più pacifico del mondo, ma può contenere memorie molto forti, dipende dal vissuto di nostra madre e delle sue ave. Su questo ci sarebbe davvero tanto di cui parlare ma, per non perdere il focus sull’argomento principale di questo articolo, mi fermo qui. Però, ti prometto di approfondire in futuro la natura di queste memorie sia da un punto di vista energetico che scientifico. Quindi, tieni sempre sott’occhio il mio blog o iscriviti alla mia newsletter 😉

Lilith te l’ho raccontata qui, lei rappresenta tutte le nostre ferite represse e il bagaglio di dolori che non ci hanno tramandato ma che sono presenti nelle memorie genetiche delle nostre ave.

Le donne sono state umiliate, trucidate, violentate, barbarizzate, depredate per millenni. Partendo dall’inquisizione e arrivando agli stupri di gruppo avvenuti durante le guerre. 

Ogni cosa è registrata nelle cellule ed entrare in contatto con questa parte di dolore ereditario ci libera, perché la connessione energetica è sempre forte.

Il significato dei tre cavalieri nella fiaba della Baba Jaga

I tre cavalieri rappresentano l’alba, il giorno e la notte. È sempre da Baba Jaga che passano perché il ciclo di vita-morte-vita è interconnesso alla verità e alle memorie che vivono nella sua casa.

La benedizione degli antenati salva la vita

A me ha colpito tantissimo il passaggio di Vassilissa ‘salvata’ dalla strega grazie alla bambola benedetta da sua madre e ora ti spiego il motivo. La benedizione annulla ogni forma di disarmonia e disequilibrio energetico. È un passaggio costellativo magico, poetico e molto potente perché ogni volta che faccio pronunciare queste frasi di benedizione si vedono resistenze allentarsi, lacrime trattenute scendere, cuori espandersi e coscienze avanzare.

Nella fiaba la Baba Jaga ha captato il movimento della benedizione e ha mandato via la bambina perché il suo viaggio di radicamento si è completato. 

Andare dalla strega, vedere le memorie presenti in casa sua, comprendere cosa ci sta muovendo energeticamente in questo momento, capire quanto di noi c’è lì dentro e quante memorie di quella casa abbiamo in noi ci libera. E da liberi siamo radicati al nostro cuore.

Ed è il sacro fuoco dato da Baba Jaga che polverizza le sorellastre e la matrigna, cioè quelle parti sconnesse dal sacro femminile. Ormai non servono più, Vassilissa è radicata nel suo stesso utero.

Questa fiaba ci racconta delle trasmissioni emozionali e genetiche che si tramandano di madre in figlia da generazioni.

Vuoi scoprire le memorie contenute nella tua casa di Baba Jaga? Scrivimi!

Sabina

Nella vita traduco Simboli e Metafore in parole semplici.

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