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C’è sempre un filo di magia che collega me, le anime che camminano con me e l’intero universo: di questo me ne accorgo durante i check periodici che faccio con le mie clienti.
Devi sapere, infatti, che per me le costellazioni familiari sono la ciliegina sulla torta, per arrivare lì dobbiamo prima dedicarci alla torta e alle sue decorazioni, cioè dobbiamo pulire e radicare.

Sono convinta che quando parliamo di un nostro problema esso sia come una cipolla: per arrivare al nocciolo dobbiamo scartare gli strati che, simbolicamente, sono le nostre sovrastrutture.
Alla radice di una disarmonia profonda della quale non abbiamo piena consapevolezza  ci sono sempre sovrastrutture. Non è né un bene né un male, è un meccanismo importante da conoscere.

Il percorso di radicamento che precede la costellazione serve proprio a questo. I disegni dell’albero, i riti, gli atti psicomagici e gli esercizi di counselling olistico sciolgono gli strati e ci portano all’essenza della disarmonia che, poi, verrà riprogrammata grazie a una costellazione

Molto spesso questi percorsi vedono nella prima sessione un susseguirsi di domande fatte per capire storie, energie e racconti così da poter settare un lavoro cucito su misura.

Pensando alle Costellazioni mi piace definirle anche come macchine del tempo, perché la costellazione inizia laddove qualcosa si è precedentemente interrotto. Ti ricordi di Coco? Ecco, quando mi chiedono cos’è una costellazione e come si attua io dico che in quel momento sono come Miguel: tolgo la chitarra ad Ernesto e attivo il mondo degli antenati.

È un mondo che non è davvero separato da noi come mente e cultura vogliono convincerci. Ci parla costantemente e i disegni dell’albero, o gli schemi, ne sono una prova. Ti parlavo qui di Silvia e di come il suo sogno non andasse in porto perché non era del tutto suo. 

Oggi ti racconto come i rituali che ti propongo e ‘le casualità’ che accadono durante il cammino di radicamento riescano a sciogliere quegli strati in più.

le lettere nell'analisi dell'albero genealogico

Le lettere dell’albero genealogico e le memorie genealogiche

Durante la nostra prima sessione, Nadia mi consegnò uno schema anziché un disegno del suo albero genealogico. Io dico sempre che non fa nessuna differenza e lei ne è la prova.

Suo padre si chiama Riccardo e sua madre Giulia. Nello schema lei aveva disegnato una freccia che partiva dalla seconda ‘r’ di RiccaRdo e arrivava alla ‘a’ di NAdia e un’altra freccia che partiva a mezzo cm dal nome di sua madre e indicava la ‘D’ di Nadia.

Quindi, le lettere evidenziate erano ‘r’ ‘a’ ‘d’: personalmente ho pensato a Radio. Tra le domande che avevo preparato per lei, infatti, c’era quella in cui le avrei chiesto se avesse racconti o memorie legati alle radio, magari qualcuno che le aggiustava o degli accadimenti interconnessi ad esse. 

Non ho fatto in tempo a chiederglielo che questa memoria si è aperta da sola chiedendole di eventuali memorie di manicomi: un suo avo fu internato poiché sentiva una radio nella testa. Mi venne spontaneo chiederle se lei sentisse un ‘chiacchericcio’ di pensieri (ricollegandomi alle voci della radio, mi sembrava plausibile). La risposta fu affermativa.

Non posso dilungarmi molto su come abbiamo lavorato questa memoria perché è stato un abito cucito su misura per lei, ma il fatto che quel nodo sia uscito in modo così palese e poetico è stato incredibile.

Chantal e gli incidenti con l’acqua

Chantal venne da me per lavorare una tematica lavorativa. Mi portò uno schema disegnato. Non ho altri modi per definirlo: il suo albero non era del tutto un disegno ma neppure un vero e proprio schema, era una perfetta fusione delle due opzioni.

Visto nel verso ‘giusto’ era un racconto, ma se capovolto raccontava cosa c’era oltre le strutture e il pudore sistemico che l’albero ha quasi sempre di fronte ai suoi segreti.

Osservando l’albero capovolto era come vedere una girandola per bambini con i pon-pon, sai quelle che si usavano negli anni ’80? Sembrava anche una fontana o un tubo idraulico esploso.

Le chiesi se avesse avuto incidenti idraulici importanti in casa e mi disse che un evento del genere accadde a casa dei suoi genitori quando lei era piccola: vivevano al piano terra e un tubo si intasò lasciando che la fogna scaricasse in tutta la casa. Fu la donna delle pulizie ad occuparsi della sistemazione perché avvenne quando erano in vacanza.

Le feci rappresentano gli scarti emozionali ed energetici che riusciamo (o non riusciamo) a scaricare, quelli che ci restano addosso per intenderci. L’elemento acqua rappresenta le emozioni. La casa vive le emozioni insieme a noi, non è un oggetto statico. Tutte le culture antiche credevano che anche lei avesse uno spirito, onestamente lo credo anche io.

Questo tubo e lo spurgo annesso hanno raccontato come la casa si sia messa a servizio di una liberazione emotiva. Sarebbe stato interessante riuscire ad indagare i vissuti emozionali familiari di quel periodo: lutti, crisi coniugali, movimenti energetici importanti etc. Chantal era piccola e spesso fare queste domande ai familiari non è semplice. Abbiamo solo osservato questa dinamica emersa e ci siamo concentrate sul resto del lavoro. Quando sarà momento, probabilmente, si svelerà da sola.

Ginevra e il rituale dell’acqua

Io e Ginevra stavamo lavorando per liberare alcune energie legate al femminile, alla capacità di essere indipendenti e provvedere a sé stesse. Dopo aver studiato la sua storia genealogica e aver sentito l’energia che lei portava con sé, le studiai un rituale da fare per un tot numero di giorni che implicava l’utilizzo di una certa dose di acqua da trasformare e liberare in un determinato modo. 

Mi capirai se sono un po’ criptica con le informazioni, ma voglio tutelare la sacralità del nostro lavoro dandoti solo le informazioni necessarie per capirne la potenza.

Siccome era inverno e Ginevra abitava nei piani alti di un condominio, per non scendere al freddo tutte le sere, decidemmo di liberare l’acqua dalla finestra. Lei non si accorse subito che l’acqua finiva sul balcone della vicina e dopo qualche giorno incontrò la stessa che le disse ‘Gin, non sai cosa mi è successo: si è rotto un tubo e ho tutto lo spurgo in casa!’.

Il rituale serviva per far sì che lei espellesse gli scarti emozionali ed energetici. C’è stato un movimento maggiore, qualcosa di più grande, più saggio e sacro che ha preso il sopravvento e ha fatto sì che l’intero palazzo l’aiutasse nel processo.

Immagino l’amore e la poesia che si possano sentire quando l’universo ti dice chiaramente che sei sostenuta.

Sincronicità tra Alessandra e la nonna Egle

Con Alessandra eravamo già al quarto incontro e, come le avevo raccomandato, segnava tutti i sogni, le coincidenze, le sincronicità e le stranezze che accadevano tra una sessione e l’altra.

Lei ha sempre sentito una connessione forte con nonna Egle che proveniva dall’Umbria, una delle terre più mistiche e sacre d’Italia. Il suo bagaglio ereditario era importante e, come ogni cosa, è sempre meglio riequilibrare se e quando ce ne è bisogno.

Avevamo appena ridisegnato l’albero spostando appunto il nome di nonna Egle quando Alessandra andò in gelateria e vide un gelato al gusto di ‘nonna Egle’.

Riesci a comprendere la potenza di quel simbolo? Senti la connessione con gli avi e con il mondo come sostiene questi processi? Credi davvero che siamo da soli?

Vuoi riscoprire anche tu la tua connessione? Scrivimi! 

Sabina

Nella vita traduco Simboli e Metafore in parole semplici.

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