Pronta a ripartire per una nuova tappa del nostro viaggio nel folklore indiano?
Oggi ti porto con me ad Odisha, nell’India Orientale, dove viene celebrato il Raja Parba, un festival lungo quattro giorni che ha l’intento di attirare prosperità per i campi agricoli e celebrare le mestruazioni.
Come abbiamo già scoperto con l’Ambubachi Mela, le mestruazioni nelle antiche culture indiane erano viste in maniera diversa da quello che il tabù cattolico occidentale ci ha portate a fare. Durante il medioevo questo festival era più popolare come festa agricola dedicata al lavoro di Bhudevi, la versione Indù della Grande Madre, mentre oggi si è maggiormente concentrato sulla celebrazione della prosperità delle donne che cercano marito. È una sorta di rituale collettivo dove il sano e sacro ‘io mi vedo’ come donna viene celebrato e viene prima del ‘io ti vedo’ come uomo e compagno.
Il festival dura circa tre o quattro giorni, come la durata media del mestruo femminile, e in questo arco di tempo vengono fermati i lavori agricoli per dare la possibilità alla madre terra di riposare. È un modo per rispettarne la ciclicità e la delicatezza.
Il secondo giorno del festival segna l’inizio del mese solare di Mithuna che nell’astrologia occidentale corrisponde al segno dei Gemelli mentre qui in India coincide con l’inizio della stagione della pioggia.

Le mestruazioni come pulizia energetica ed emozionale
La mitologia racconta che Bhudevi ha sofferto molto per il suo menarca (primo mestruo) però nel terzo giorno il dolore si è lenito, permettendole di farsi un bagno. Da qui nasce l’usanza per le donne di non lavorare nei primi 3 giorni del mestruo mentre il quarto giorno avviene il bagno cerimoniale, chiamato Basumati Snana in onore di Basumati, la moglie di Jagannath che era il signore dell’universo.
Basumati potremmo ricollegarla a Gaia, la Madre Terra presso gli antichi greci.
Nelle culture antiche il mestruo è sempre stato visto come un passaggio sacro, atto a ripulire noi donne dalle emozioni ed energie sperimentate nel mese – ciclo – precedente. Possiamo anche definirlo una sorta di sauna simbolica dove il corpo attiva il sacro fuoco pulitore.
Hai presente il caldo percepito in quei giorni? Le energie dirompenti e quelle urla ataviche che si percepiscono nel proprio sé profondo? Servono per ripulire il corpo dal vecchio e far spazio al nuovo attraverso una fase di morte simbolica. La “pulizia” dell’endometrio, che è la parete interna dell’utero, potremmo vederla come la pulizia dell’interno di una casa, dato che l’utero è la prima abitazione che sperimentiamo su questa terra. Siamo, quindi, difronte ad un declutter che permette di far spazio al nuovo. Ripulire il dentro per far sì che il fuori sperimenti il nuovo è una gran metafora da ricordare.
Al di là delle dicerie popolari diffusesi prima che le questioni igieniche venissero approfondite, le donne erano solite non lavarsi in questa fase del ciclo proprio per permettere al corpo di spurgare il necessario senza interferenze esterne. E non è anomalo pensare che nel Raja Parba il quarto giorno avvengano i bagni celebrativi con l’intento di purificare corpo e anima dai detriti di ciò che è stato.

Attività tradizionali del Raja Parba
Il nome Raja deriva dal sanscrito “Rajas” e significa “mestruazioni”. Quando una donna era in quella fase veniva chiamata Rajaswala.
Il giorno prima del festival si chiama Sajabaja e in questo momento la cucina e le macine vengono pulite e le spezie vengono macinate per tre giorni. Durante tutta la durata del festival le donne si riposano e tutti evitano di camminare a piedi nudi a contatto con il terreno e i pavimenti: questo serve a preparare la terra per la pioggia in arrivo. Le ragazze non sposate si vestono con abiti nuovi o indossano i tradizionali Saree e Alata (tintura rossa) ai piedi.
Il primo giorno del festival si chiama Pahili Raja. Le donne si alzano prima dell’alba, si pettinano, si ungono il corpo con pasta di curcuma e olio e poi fanno il bagno purificatorio in un fiume o in una vasca.
Nei successivi due giorni, invece, non potranno lavarsi.
In questo periodo non camminano a piedi nudi, non macinano, non tagliano nulla e non cucinano. Nel corso di questi tre giorni si dedicheranno alla cura di sé, indossando i migliori abiti e accessori, e mangeranno dolci e ricchi cibi a casa di amici e parenti.
Questi altri tre giorni si chiamano Mithuna Sankranti, Bhu daha o Basi Raja e Vasumati Snana, durante il quale avviene il bagno sacro.
Cibi tradizionali del Raja Parba: pitha, curcuma e frutta
Questo bagno sacro vede le donne bagnare la pietra per macinare le spezie, come simbolo di Bhumi (altro nome di Bhudevi), dea indù della terra, con pasta di curcuma e decorazioni floreali. Alla madre Bhumi vengono offerti tutti i tipi di frutta di stagione come pere, mirtilli e pompelmi.
La curcuma ha delle proprietà anti infiammatorie che aiutano a disintossicare il corpo, inoltre, il suo colore giallo ricorda il sole, principio maschile da integrare nel femminile dato che l’utero quando spinge per espellere il sangue mestruale lo fa usando l’energia maschile. Questa spezia è, inoltre, simbolo di gioia e grazia.
Le pere e i pompelmi, se tagliati in verticale, al loro interno presentano una forma simile alla vulva, mentre i mirtilli sono simbolo di abbondanza.
Come la terra usa questa fase per prepararsi all’imminente stagione della pioggia monsonica, anche le ragazze non sposate della famiglia si preparano al matrimonio attraverso questa festa. Trascorrono questi tre giorni in gioiose festività e osservano usanze come mangiare solo cibo crudo e nutriente, specialmente la Poda pitha che è un fax simile dei pancake occidentali.
Vengono preparati cuocendo lentamente durante la notte riso fermentato, un tipo di fagiolo indiano nero, cocco grattugiato e un tipo di zucchero particolare proveniente da quello stato indiano. Vediamo il riso come simbolo di prosperità, purezza e purificazione, il fagiolo come simbolo di vita e il cocco che abbiamo già visto nel rituale indiano di pre menarca. La sua crosta è leggermente bruciata, mentre l’interno è morbido e bianco.
Altri tipi di Pitha sono il Manda Pitha che ha ingredienti simili al Poda ma prevede l’aggiunta del pepe nero, sempre considerato afrodisiaco, e un tipo di formaggio prodotto con il latte di bufala, che ricorda il nutrimento della grande madre. È un piatto stufato al vapore dalla forma ovale, simbolo di fecondità.
Tra i piatti tradizionali c’è anche il Kakara Pitha che è un dolce fritto a base di farina (grano-madre-Demetra), pepe nero, formaggio di bufala, zucchero, cocco, una tipologia di canfora mangiabile (simbolo di purificazione) e cardamomo, simbolo di ospitalità e accoglienza.
Con l’Arisa Pitha integriamo anche la cannella, simbolo di rinascita e del ciclo di vita-morte-vita.
E, infine, abbiamo anche il Chakuli Pitha, simili a crepes di farina di riso.
Queste pietanze sono ormai diventate il simbolo della festa e per questo al giorno d’oggi vengono anche vendute ai turisti che passano di lì per vedere il festival.

Cosa fanno gli uomini durante il Raja Parba
Come abbiamo detto, le ragazze non fanno il bagno fino al quarto giorno né mangiano sale che spesso viene associato ad un che di amarognolo per il futuro, mentre lo zucchero del Podapitha credo serva di buon auspicio.
Non camminano a piedi nudi per non disturbare la Grande Madre e giurano di dare alla luce bambini sani in futuro. Si divertono a oscillare con delle corde appese ai grandi alberi, come altalene, mentre ascoltano canzoni popolari.
Le canzoni appositamente pensate per il festival parlano di amore, affetto, rispetto, comportamento sociale e tutto ciò che riguarda l’ordine che viene in mente agli artisti. Gran parte di queste canzoni, attraverso la pura bellezza della dizione e del sentimento, è andata a costituire il substrato stesso della poesia popolare dello stato di Odisha.
Mentre le ragazze si mostrano nella loro bellezza i ragazzi si concentrano su giochi faticosi e buon cibo. Alla vigilia dell’arrivo dei monsoni, il gioco più amato è il ‘Kabadi’ che, dalle mie ricerche, sembra essere simile al rugby (che non me ne vogliano i rugbisti!) ma senza palla.
Per oggi ti saluto qui e ti do appuntamento al nostro prossimo viaggio attraverso i rituali nel mondo.
Iscriviti alla mia newsletter per non perderlo!