Come ti ho iniziato ad accennare qui parlando delle costellazioni sistemiche aziendali, le molteplici disarmonie che viviamo nel lavoro sono anche metafore e racconti simili alla nostra storia genealogica.
Così oggi ho pensati di approfondire da un punto di vista costellativo una questione diffusa: il mobbing.
Ovviamente non sono un sindacalista e qui parlo solo ed esclusivamente dell’aspetto energetico delle cose. Proviamo ad alzarci come aquile e vedere dall’alto il disegno più grande che si nasconde in queste particolari situazioni.
Il Mobbing a livello energetico
Iniziamo a inquadrare questo fenomeno da un punto di vista energetico.
Siamo nel secondo livello di coscienza, quello dove vivono le fiabe e i boschi magici, e qui possiamo provare ad immaginare un prato pieno di buche. A livello energetico il mobbing è la caduta in una di queste buche e ora ti spiego perché.
Le persone che lavorano insieme formano un sistema. Si instaura un’energia, si attivano i campi morfogenetici e ognuno assume atteggiamenti, segue copioni e ruoli dettati dall’inconscio collettivo e familiare. Le persone che si ritrovano a lavorare assieme hanno similitudini genealogiche: per certi versi un ufficio di dieci persone sembra una riunione di dieci alberi genealogici simili!
Il mobbing racconta che all’interno di un gruppo di colleghi (sistema lavorativo) ce n’è uno o più che vuole ‘far fuori’ un altro. Questo movimento è di esclusione e può far presagire un’esclusione nell’albero genealogico sia di chi subisce il mobbing che di chi lo attua. Ti riporto due esempi personali.

Il mobbing vissuto a Londra
Quando vivevo a Londra facevo diversi lavori per conciliare spese, sogni e obiettivi. Uno di questi era la commessa nelle profumerie di lusso. In U.K. non esistono le commesse come le intendiamo qui da noi, ma esistono i venditori con tanto di commissioni sulla vendita. Io lavoravo per diversi marchi come lavoratore ‘mobile’ cioè mi spostavo quasi quotidianamente da un punto vendita all’altro.
Mi mandarono in un City Store che aveva regole precise: incassava grazie ai lavoratori degli uffici adiacenti, quindi per regolamento non potevamo lasciare il reparto da mezzogiorno alle 15, né dalle 17 alle 19.
Nessuno mi disse di questa regola, quindi il mio primo giorno di lavoro mi presentai a lavoro con un solo assorbente benché avessi un ciclo abbondante, sicura di poter approfittare della pausa pranzo per acquistarne altri e cambiarmi con calma. Quando la store manager mi disse che non avrei avuto alcun break, le chiesi se potevo almeno andare in bagno ad organizzarmi e prendere un analgesico.
Permesso negato. Da una donna.
Una donna che nega ad un’altra donna di andare a cambiarsi durante il mestruo si commenta da sola, ma un evento del genere mi ha aperto degli spiragli di guarigione genealogica epocali: andando a cercare minuziosamente tra i vari racconti, ho potuto riprogrammare grandi cose.
Ora ti spiego passo passo il ragionamento.
Il rapporto con la femminilità nell’albero genealogico e il mobbing da parte di una donna
C’è una gerarchia: manager (grande), io sottoposta (piccola). La grande sembra voler punire la piccola di essere donna.
- Che c’è di sbagliato nell’essere donna?
- Che rapporto ha la grande con il femminile?
Dopo essersi comportata così tentò la carta dell’amicona raccontandomi di stare con un uomo di colore superdotato. Questo genere di informazioni così intime e facilmente messe alla mercè solitamente mi danno una strada da seguire, di certo quella manager non aveva una grande armonia con la sua femminilità.
Quella che subiva ero io, quindi le cose che avrei cercato nel mio albero sarebbero state:
- Ci sono state donne alle quali è stato negato il diritto alla femminilità?
- Ci sono state madri che hanno reagito in malo modo di fronte alle mestruazioni della figlia?
- Che cosa dicono le donne del mestruo?
- Io, che rapporto avevo con il mestruo?
Ai tempi pessimo: era una seccatura che mi obbligava a rallentare i ritmi in una città che viaggiava ad un ritmo supersonico.
Per quanto riguarda gli altri punti ricordo bene la vergogna collettiva, il rifiuto di mia madre (tanto da avercele ogni sei mesi), lo scandalo di mia nonna materna di fronte ai ‘nuovi assorbenti’ e i racconti che mi fecero di lei che lavava i suoi all’alba per non farsi vedere.
Immagino come le donne nell’albero di mio padre, contadine e braccianti di Capitanata, Lucania, Irpinia e Molise avessero vissuto la femminilità in quelle epoche.
Ho lavorato molto sulla faccenda e posso dirti di aver sciolto i vari nodi eppure rimasi arrabbiata per mesi. Poi scoprii che tale manager negò alla ragazza dopo di me di prendere delle medicine per una malattia congenita e pertanto venne licenziata con tanto di lettera di cattive referenze.
Sia io che la ragazza che mi sostituì cademmo in un buco nero energetico. Penso che se avessi avuto le conoscenze che ho oggi, lo avrei senz’altro riprogrammato e poi avrei osservato con fiducia cosa la vita mi avrebbe portato.

Il mobbing vissuto in Italia
Rientrata in Italia trovai un part time in un noto marchio di cosmetici vicino casa. Arrivai lì per fortuna e ragionamento: volevo che fosse vicino e che mi permettesse di mantenere un inglese ottimo, ma la mia anima non era d’accordo.
Riassumendo brevemente il clima che si respirava in quel punto vendita ti dico che la manager e la sua assistente non erano felici di lavorare lì e volevano ad ogni costo essere trasferite, per loro quel punto vendita pareva essere una punizione. Non erano di certo al primo trasferimento, di fatto creavano casino, la gente si licenziava e negli altri store non le voleva nessuno.
L’idea di un nuovo trasferimento la prendevano come una crociata: tutti dovevano dare il massimo per far sì che questo accadesse.
C’erano infrazioni gerarchiche pesanti: l’assistente della manager era più leader della manager stessa, ma quella con più capacità gestionali era la semplice commessa.
Mobbing ed esclusione dall’albero genealogico
Il mobbing nei miei confronti scattò per due motivi:
- Non avevo nessuna intenzione di farmi carico della loro crociata
- Un giorno mi dimenticai di togliere i calzini fuxia e il trucco andò via velocemente (ero stanchissima per via delle mancanza di day off e per i corsi di formazione che seguivo). Arrivò una dirigente che mi fece una foto dalla vetrina e la mandò a tutta l’azienda.
Venni derisa, umiliata, calunniata. Reagii d’istinto urlando contro l’ex collega, dicendo chiaro e tondo che quell’atteggiamento era da setta e non da azienda. Tale uccellin di bosco, però, riferì la sua versione dei fatti alla manager.
Per di più in quel weekend avrei avuto bisogno di un permesso per poter andare a festeggiare il compleanno di una mia antenata quasi centenaria in Puglia.
Così mi ritrovai costretta a scegliere: per poter andare a quel compleanno dovevo dare le dimissioni perché la mia manager non mi avrebbe concesso il giorno libero.
Io mi licenziai per dignità.
Venni sostituita da una ragazza che subì trattamenti simili ai miei finendo per dare anche lei le dimissioni.
Anche qui abbiamo visto come un gruppo di persone (2 o 3) hanno voluto escludere la quarta.
L’assunzione in quel negozio mi dava diritto di appartenenza, come lo dà un concepimento all’interno di un albero. Il mio rifiuto a sovraccaricarmi di cose non mie venne letto come tradimento e violazione dei codici morali, come se avessi rifiutato un matrimonio combinato o altre leggi.
In quel periodo stavo già approcciando le Costellazioni Familiari come cliente e devo dirti che questa consapevolezza mi aiutò molto.
E tu, hai vissuto esperienze simili nella tua vita lavorativa? Ti va di parlarmene? Scrivimi e sarò felicissima di risponderti.
Intanto ti invito nella mia newsletter, dove mensilmente condivido e decodifico esperienze personali e molto altro che sono sicura potrà esserti di aiuto o ispirazione.