Biancaneve è una di quelle favole che ci vivono dentro, soprattutto a noi donne. E come ogni fiaba è una grande costellazione familiare messa in scena.
Racconta dinamiche che ognuno di noi ha sperimentato almeno una volta, solo che il racconto è talmente profondo da non semplificare l’associazione tra fiaba e vissuto personale.
Ti ho anticipato alcuni punti quando ti spiegavo come funziona il rapporto tra reale e simbolico, qui trovi l’articolo completo. Oggi, però, voglio entrare nel cuore della dinamica primaria che questa fiaba porta con sé.
Ti ricordi la trama? Se sì, clicca qui così arrivi direttamente alla traduzione costellativa, altrimenti continua a leggere che te la riassumo io!

Biancaneve e i sette nani: la trama
C’era una volta Biancaneve, una principessa che viveva con suo padre, il Re, e una matrigna tanto bella quanto cattiva di nome Grimilde. La madre, invece, morì tempo prima.
Grimilde riuscì a sposare il re dopo la morte della madre di Biancaneve grazie ad un sortilegio.
Appena diventata regina, l’intero regno cadde in uno stato di tristezza e paura latenti, mentre lei pretendeva di essere servita e riverita in ogni cosa, arrivando a trattare anche la principessa Biancaneve come una serva. Biancaneve sopportava tutte le angustie, l’odio e la cattiveria della regina, consolandosi con il ricordo della madre defunta.
L’alleato segreto della regina era lo specchio magico al quale lei poteva porre ogni domanda. Ma ne poneva sempre e solo una: chi è la più bella del reame?
Lo specchio le rispondeva che era lei la più bella, finché un giorno cambiò la risposta e riconobbe Biancaneve come la più bella del reame.
Questo scatenò tutta l’ira della regina che, pur di non perdere il primato in bellezza, iniziò ad escogitare un piano per eliminarla. Così incaricò il cacciatore di portarla nel bosco e ucciderla e, poi, di restituirle il suo cuore come prova.
Il cacciatore portò la giovane nel bosco, senza darle troppe spiegazioni, ma le voleva troppo bene per farle del male. Quindi non riuscì né a dirle il motivo di questa insolita gita né a portare a termine il suo compito e pensò che se l’avesse lasciata lì gli animali selvatici avrebbero fatto il resto.
Biancaneve era spaventata dal bosco perché non c’era mai stata e la paura le offuscava la memoria tanto da non riuscire a trovare il sentiero per ritornare al castello. A forza di camminare, però, trovò una casetta: bussò ma non ebbe nessuna risposta.
La casa era minuscola e vide la cucina con un tavolo e sette sedie intorno, vi trovò del cibo e dell’acqua e ne approfittò per ristorarsi. Poi iniziò a visitare la casetta trovando anche sette piccoli letti: ne fu colpita, ma la stanchezza prevalse e si addormentò.
Ad un tratto fu svegliata dai rumori che provenivano dalla cucina: erano voci di uomini. Biancaneve allora seguì le voci e fu accolta dallo stupore di sette nani. Questi le chiesero chi fosse e lei iniziò a raccontare la sua triste storia e tutti e sette furono d’accordo nell’ospitarla proteggendola da Grimilde.
Così si presentarono, i loro nomi erano: Brontolo, Cucciolo, Dotto, Eolo, Gongolo, Mammolo e Pisolo.
La ragazza, per ricompensarli dell’ospitalità, gli preparò una deliziosa cena e non potevano essere più felici di questo inaspettato banchetto.
Il giorno seguente, Grimilde, convinta di essersi liberata di Biancaneve, rifece la stessa domanda allo specchio che, però, riconobbe ancora Biancaneve come la più bella del reame. Questo, infatti, le riferì che la ragazza era ancora viva nel bosco insieme ai sette nani.
La regina rimase incredula e, infuriata, mostrò allo specchio il cuore che il cacciatore le aveva portato. Lo specchio allora le rivelò che si trattava del cuore di un capretto. Questo aumentò la sua rabbia e decise di risolvere il problema da sola, così corse nel suo laboratorio, dove nascondeva le sue pozioni magiche, e iniziò a fare stregonerie.
Intanto Biancaneve era felice con i nani: mentre loro lavoravano in miniera lei si occupava del pranzo e delle pulizie per poi la sera divertirsi tutti insieme raccontandosi storie e filastrocche.
Tutto procedeva bene finché una vecchia signora dai capelli bianchi arrivò a bussare alla porta della casetta con un bel cesto di mele rosse, ne regalò una a Biancaneve che la morse per poi cadere svenuta a terra.
La vecchia scoppiò in una risata malefica, per poi trasformarsi in Grimilde e sparire mentre Biancaneve giaceva in terra.
Quando la trovarono, i sette nani piansero dalla disperazione e non ebbero il coraggio di seppellirla perché era davvero molto bella, quindi le prepararono una bara di cristallo e la sistemarono in una radura, in compagnia di scoiattoli e uccellini.
Verso sera passò di lì un principe di nome Florian, vide la bellezza di Biancaneve e se ne innamorò subito.
Non sapeva che era stata avvelenata, quindi, credendo che stesse riposando, la prese tra le braccia e il pezzo di mela che lei aveva in bocca cadde a terra. La baciò e a poco a poco si risvegliò.
Florian portò Biancaneve al suo castello, le giurò eterno amore e promise di proteggerla per sempre da Grimilde che fu comunque invitata al loro matrimonio, dove si presentò, divenne verde d’invidia e scomparve per sempre.
Biancaneve e la strega cattiva Grimilde
Nella fiaba si parla di un sortilegio che però assume un significato diverso in termini di costellazioni familiari. Questa forma di assenteismo e la mancanza di forza del padre è un deficit energetico che crea un grande disordine, così le donne assumono ruoli che non gli competono.
Il deficit energetico di questo maschile fa sì che il re non abbia alcuna forza di reazione e venga sopraffatto da due donne in lotta tra loro senza potersi imporre. L’origine è genealogica e la si ritrova nella mancanza di sostegno energetico che il re ha da parte del padre. Molto probabilmente anche il padre del re è in deficit, quindi si studia il rapporto tra padre del re e nonno del re andando, così, indietro nelle generazioni. Per le costellazioni non importa che le persone siano ancora in vita o meno, perché se ne lavorano le tracce energetiche rimaste nel campo morfogenetico dell’albero genealogico stesso.
Quindi una volta compreso il deficit, lo si riprogramma attraverso una rappresentazione familiare, in modo tale che il re maschile recuperi la sua forza, riprenda il suo posto e abbia l’energia necessaria per far sentire la sua voce. Così l’ordine viene ripristinato e tutto ricomincia a scorrere con maggiore consapevolezza.
La mamma di Biancaneve: un’assenza ingombrante
La madre biologica di Biancaneve dov’è? In tutte le versioni della fiaba viene data per defunta, quindi fisicamente non c’è. Perdere la madre in giovane età ha delle conseguenze più o meno significative che in termini di costellazioni familiari si chiamano ‘movimento interrotto’.
Il rapporto tra madre e figlia/o nei primi anni di vita è un movimento vitale perché la madre è un simbolo che rappresenta la vita stessa. Quando viene a mancare, perché muore o perché ci sono eventi esterni che impediscono il fluire del rapporto, questo movimento si interrompe creando un trauma energetico nel discendente.
Si può sentire abbandonato o rifiutato dalla vita verso la quale avrà poca fiducia e, soprattutto, le relazioni di coppia tenderanno ad esserne influenzate. La paura di essere abbandonato diventa sabotante, quindi o abbandona per primo, oppure crea una situazione in modo del tutto inconsapevole che porta l’altro partner a lasciarlo.
Questa, però, non è una condanna! Il movimento interrotto rimane una dinamica riprogrammabile durante una costellazione familiare, durante la quale si va ad individuare l’origine dell’interruzione e la si trasforma in modo tale che la discendente abbia un rilascio energetico e un ripristino del movimento verso la madre/vita.

‘Vengo prima io’
Un aspetto immediatamente evidente è la volontà di Grimilde di prevaricare su tutti.
Lei vuole essere la più bella del reame, quel ‘più’ vuol dire meglio. Inconsapevolmente dice: io sono meglio, io sono la più grande, io sono la prima. In questo atteggiamento c’è la non accettazione del ruolo di seconda moglie, quindi non riesce a riconoscere il ruolo della prima moglie come prima donna del marito, colei che gerarchicamente è venuta prima.
Questo conflitto spirituale lo riversa sulla figlia del marito perché le ricorda la prima moglie e rappresenta il femminile con il quale è in conflitto.
In ordine gerarchico anche Biancaneve viene prima di Grimilde perché, seguendo la cronologia degli eventi, quando Grimilde ha sposato il re Biancaneve c’era già. Quindi questa non accettazione che si è esternata ha origini ancora più lontane e le si trovano nel rapporto tra Grimilde e la sua stessa madre. Qui c’è un’altra versione di questa fiaba che ipotizza un motivo preciso ma non voglio divagare troppo.
Questo rifiuto che Grimilde ha sia per Biancaneve che per la madre di Biancaneve è un grande disordine che durante le costellazioni familiari si ripristina portando a galla la disarmonia principale di Grimilde e del suo femminile, per poi permetterle di fare pace con la prima moglie del re.
La lotta silente tra le due donne
Sia Biancaneve che Grimilde sono in lotta tra loro, ma ognuna lo manifesta a modo proprio. Grimilde è molto esplicita e aggressiva, mentre Biancaneve lo fa in modo passivo, sembrando quasi un agnello sacrificale.
La modalità di quest’ultima la dipinge come una vittima, che, visto il contesto generico ci può stare, ma non la esenta dalle sue responsabilità. Il suo subire le angustie perché vuole mostrarsi migliore o più buona della matrigna le attiva una competizione implicita con la stessa.
Sembra che dica: ‘guardami, tu mi fai e mi dici tutte queste cose brutte, ma io ho un animo grande, io sono grande, io ti perdono, quindi io sono meglio di te’.
Questo accade anche nella realtà perché siamo impregnati di una cultura cattolica che ha una sua personale visione del concetto di perdono. Questo perdono, se applicato in rapporto ai genitori o ai nuovi compagni degli stessi, crea un gran disordine perché infrange la gerarchia tra grandi e piccoli.
I piccoli che perdonano i grandi si auto elevano a più grandi dei grandi e questo ha effetti nefasti sulla vita quotidiana. Il corrispettivo sano del perdono è l’accettazione senza giudizio e senza voler cambiare il destino altrui.
Questi nodi energetici sono tutti risolvibili in sede costellativa perché Biancaneve ha bisogno di riprogrammare l’immagine materna e ha bisogno di vedere la gerarchia con sua madre.
La simbologia di Biancaneve: il cacciatore, il cuore, i sette nani
Il cacciatore rappresenta l’antenato più sano e forte di tutto l’albero che in fin dei conti le salva la vita portandola nel bosco.
Il bosco rappresenta l’inconscio dove ha sede tutta l’origine conflittuale della fiaba, quindi l’intervento del cacciatore è la forza animalesca che si attiva dentro di noi e ci mette in salvo dai pericoli.
Il cuore come pegno rappresenta il flusso vitale e la forza della vita stessa. Io credo che Grimilde abbia delle serie difficoltà ad affrontare le fasi di passaggio che la vita le mette di fronte: l’avanzare dell’età, l’imminente menopausa e il corpo che cambia.
Questa difficoltà ha origine nella mancanza di sostegno da parte delle sue antenate femminili. Essendo in conflitto con esse, non riesce a riceverne il sostegno. Questa mancanza di forza crea un dolore immenso che viene a sua volta nascosto dalla rabbia.

Il rapporto con il femminile nelle costellazioni familiari
Nella realtà situazioni di questo tipo non sono rare e le affronto attraverso un lavoro, in termini di costellazioni familiari, con l’archetipo della Dea perché ogni albero che incontro ne è disconnesso.
Conosciamo tutti un Dio, almeno di nome, mentre la Dea non esiste nel vocabolario comune. Per gli uomini è semplice riconoscere Dio come entità più grande, ma noi donne non riusciamo a farlo perché non ci sentiamo rappresentate, quindi abbiamo bisogno di un contraltare che vada a bilanciare, cioè la Dea.
Quando un albero genealogico è profondamente sconnesso dalla Dea le antenate si sentono sole e non hanno niente di più grande da guardare, quindi guardano sé stesse e la vita diventa tutta una lotta a dover dimostrare di essere. In costellazione si aggiunge l’archetipo della Dea in modo tale che si possa ampliare lo sguardo e la tendenza all’auto giudizio si ridimensiona.
I sette nani rappresentano sia le sette generazioni precedenti che vengono studiate con la metagenealogia che i sette chakra di qui ti parlo qui. Sono le ruote della vita che filtrano l’energia dell’Universo e la reindirizzano nel corpo.
Il cacciatore ha abbandonato Biancaneve nel bosco, ma di fatto l’ha aiutata a riconnettersi al suo inconscio e al suo corpo, rappresentati dal bosco e dai sette nani.

Il significato della mela: il principio di creazione
La fiaba di Biancaneve è famosissima per la mela che porta con sé un simbolismo molto profondo. Ci ricollega ad Eva e alla sua ribellione nei confronti del dio patriarcale, diventando così un frutto simbolo della creazione. Anche se le credenze popolari lo hanno visto (e purtroppo tutt’ora lo interpretano) come il frutto del male.
La mela è il simbolo della vita, della creazione, della grande madre e di tutto ciò che di vitale c’è. Il fatto che Grimilde abbia usato questo frutto per cercare di uccidere Biancaneve è un gesto che dimostra che le due donne hanno in comune lo stesso conflitto, molto probabilmente anche la stessa origine del malessere genealogico che portano con sé.
In termini di costellazioni familiari qui si lavora con l’archetipo della vita. È importante comprendere che rapporto ha l’albero genealogico con la vita stessa per poi riprogrammarlo e aggiungergli tutte le cose belle che la vita ha da offrire: fiducia, amore, abbondanza e gioia, solo per farti qualche esempio.
Il principe portavoce del pionierismo genealogico
Il principe rappresenta l’aspetto pionieristico della discendente. Io credo che Biancaneve sia una grande pioniera perché è colei che viene baciata dal principe, spezza l’incantesimo e mette in fuga la strega cattiva, simbolo di una madre cattiva.
È quella donna stanca di soffrire, di essere umiliata o sentirsi in difetto. Quindi, con un gesto coraggioso prende in mano le redini della propria vita e volge il timone dall’altra parte, portando con sé anche tutte le antenate.
Infatti, quando spezziamo le catene per andare verso la felicità o portiamo le nostre antenate con noi nella felicità oppure le seguiamo nel loro destino. La scelta è sempre individuale.
E ora dimmi, anche tu ti senti un po’ Biancaneve? Che rapporto hai con tua madre e con il femminile in generale? Scrivimi, parliamone e insieme troveremo il modo migliore per poter creare un percorso costellativo su misura. E se ancora non conosci bene le costellazioni, te le presento qui e qui.