Anche oggi ti porto con me nel mondo delle fiabe, anzi, andiamo insieme a conoscere meglio l’isola che non c’è e a comprendere quanto questa ci influenzi anche nella vita reale. Per farlo usiamo il racconto di Peter Pan.
Nei modi dire ma anche in psicologia Peter Pan rappresenta un uomo eternamente adolescente che non vuole mai crescere. Io credo che anche il suo significato costellativo sia simile, ma vediamo insieme il perché. Anche di questa fiaba ci sono svariate versioni e io ho deciso di usare quella riportata su Wikipedia, se te la ricordi, puoi andare direttamente all’interpretazione costellativa di Peter Pan qui, altrimenti continua a leggere che te la riassumo io.
Peter Pan: trama
Peter ascolta di nascosto, attraverso la finestra aperta, le fiabe che la signora Mary Darling racconta ai figli per farli addormentare. Una notte, però, Peter, nel tentativo di fuggire senza esser scorto, perde la sua ombra.
Tornato a casa Darling per recuperarla, non riesce ad impedire il risveglio della figlia più grande, Wendy. La bambina aiuta, così, Peter a riattaccarsi l’ombra. Venuto a sapere che Wendy conosce un sacco di “storie della buona notte” la invita all’isola che non c’è per far da madre adottiva ai bambini della sua banda, i Bambini Perduti. “Sono bambini che cadono dalla carrozzina mentre la governante sta guardando dall’altra parte. Se nessuno viene a reclamarli entro sette giorni, vengono mandati lontano, nell’isola che non c’è”.
Wendy acconsente e, così, assieme ai fratellini John e Michael, parte con Peter alla volta dell’isola. Il viaggio dura diversi giorni.
Arrivati sull’isola che non c’è Wendy, per colpa della gelosia che Campanellino provava nei suoi confronti, viene colpita al cuore da uno dei Bambini Perduti che la scambia per un uccello. Wendy si salva solamente grazie al bottone a forma di ghianda regalatole da Peter. Campanellino viene, quindi, esiliata per una settimana e, in attesa che Wendy riprenda le forze, Peter e la sua banda iniziano a costruire intorno a lei una casetta dove possa stare a suo agio, mentre i suoi due fratellini divengono presto parte dei Bambini Perduti.
Numerose sono le avventure vissute dai protagonisti, per esempio nella laguna dell’isola Peter e i suoi amici salvano Giglio Tigrato, figlia di un capo indiano, e vengono coinvolti in una battaglia con i pirati, fra cui Capitan Uncino. Peter viene gravemente ferito sopra ad una roccia mentre la marea sta salendo, ma per fortuna un uccello gli permette di usare il proprio nido come fosse una barca e così si salva.
Mentre ci si prepara ad un prossimo imminente attacco dei pirati Wendy chiede a Peter che tipo di sentimenti egli provi nei suoi confronti, e questi le assicura ch’egli è come un suo figlio affezionato. Un giorno, mentre sta raccontando ai bambini delle storie, a Wendy tornano in mente i genitori e decide così di portar indietro i fratellini e tornare in Inghilterra ma, all’insaputa di Peter, Wendy e i fratelli vengono catturati da Uncino.
Il perfido pirata cerca anche di far avvelenare Peter, mentre il bambino è addormentato; quando si risveglia apprende da Campanellino che Wendy è stata rapita. Per salvare l’amico la fata beve al suo posto il veleno rischiando, così, di morire per sempre: solo grazie alla fede dei bambini nelle fate riesce a salvarsi.
Peter si dirige veloce verso la nave pirata e lungo il cammino incontra il coccodrillo che s’è mangiato la mano di uncino e una sveglia; salito sulla nave Peter finge di ticchettare come il coccodrillo, terrorizzando così Uncino. Mentre i pirati si lanciano alla vana ricerca dell’animale Peter riesce ad intrufolarsi nella cabina in cui sono tenuti prigionieri i suoi amici e li libera. La battaglia finale contro Uncino è presto vinta e il pirata finisce nelle fauci del coccodrillo.
Alla fine Wendy decide che il suo posto è a casa assieme alla propria famiglia; Peter, nel tentativo vano di fermarla, la precede e chiude la finestra della sua cameretta così da farle credere che la madre l’abbia dimenticata. Ma non sapendo utilizzare la porta per uscire dalla stanza, è costretto a riaprire la finestra per volare via.
I Bambini Perduti verranno adottati dai Darling, mentre Peter tornerà all’isola che non c’è, nel timore di dover diventar adulto. Prima d’andarsene, però, Peter promette a Wendy di tornare ogni primavera a trovarla. La conclusione vede Wendy che guarda fuori dalla finestra e prega rivolta al cielo affinché Peter non la dimentichi.

Peter pan perde la sua ombra
Peter è un bambino che non cresce, questo lo vediamo dalla perdita della sua ombra. Con ombra intendiamo quella parte di noi che non ci piace, magari che vive dei condizionamenti socioculturali o familiari che ci affaticano nell’accoglierla come parte di noi.
Mentre i bambini, come immagine e ideologia, sono sempre puri, quindi non contaminati. Il fatto che nella fiaba Peter abbia perso l’ombra vuol dire che non è diventato adulto, quindi è rimasto fisicamente piccolo. È un bambino morto.
Wendy è una bambina davvero molto empatica che vuole aiutare ad ogni costo Peter. Lui la sceglie per via delle fiabe che conosce. Queste rappresentano il linguaggio interiore dei due bambini che risulta essere simile tra di loro. Per questo motivo la invita sull’isola che non c’è.
L’isola che non c’è: metafora e simbologia costellativa
L’isola che non c’è rappresenta benissimo il secondo livello di coscienza scoperto da Bert Hellinger, padre fondatore delle Costellazioni Familiari. È un luogo simbolico presente in un certo punto spazio temporale della coscienza collettiva di quell’albero genealogico. È un luogo che c’è, perché agisce su di noi, ma non c’è perché non è materico. È astratto ed eterico ma non concreto.
L’invito di Peter Pan ad andare sull’isola che non c’è è un modo di vedere l’irretimento di Wendy con i bambini morti, non nati, abortiti, nati morti presenti nel suo albero genealogico e che nella fiaba vengono identificati come i Bambini perduti.
Questi ‘sono bambini che cadono dalla carrozzina mentre la governante sta guardando dall’altra parte. Se nessuno viene a reclamarli entro sette giorni, vengono mandati lontano, nell’Isola che non c’è’.
Dobbiamo ricordarci che siamo collegati a molte generazioni che ci hanno preceduti e le cure mediche non sono sempre stata all’avanguardia come oggi, molti bambini spiravano facilmente e i genitori non avevano gli strumenti per elaborare il dolore del lutto. Quindi, molto spesso, non ne parlavano e vivevano tentando di ‘fare come se nulla fosse’, creando così segreti e non detti. Oppure, altre volte, mettevano il nome del bambino spirato al fratello nato successivamente e questo, a volte, potrebbe aver creato un po’ di disordine.
Un accumulo di eventi di questo genere nell’albero genealogico crea un agglomerato energetico di dolore: spesso accade che sull’ultimo lutto si incollino i dolori di quelli precedenti non elaborati dal collettivo.
Wendy accetta di andare sull’isola con i fratelli perché il richiamo verso quell’agglomerato energetico è forte e per amore cieco agisce. Lei è mossa dall’obiettivo di salvare Peter e i bambini perduti poiché c’è un corto circuito energetico con il destino, quindi fatica ad accettarlo.
‘Ognuno ha il suo destino e ogni destino è sacro’ è una frase chiave che Wendy dovrebbe introiettare dentro di sé così come una chiara distinzione tra i vivi e i morti: ognuno sta al proprio posto. Non è mossa da cattiveria ma solo da amore cieco che non vede le conseguenze del suo agire.

Cosa rappresenta Campanellino nella fiaba di Peter Pan?
Campanellino è una fata e nella fiaba viene raccontata come gelosa di Wendy, tanto da tentare di ucciderla. In realtà, per me, Campanellino è la guardiana dei morti.
In tutte le culture antiche i morti venivano sepolti con i loro guardiani, ci basti pensare agli antichi egizi o agli angeli dipinti sulle lapidi nostrane. Queste figure sono coloro che si occupano delle anime dei trapassati. Non possiamo sapere se è davvero così, ma affidarci a questa immagine arcaica ci aiuta a lasciare andare e processare il lutto.
Campanellino – guardiana dei morti – vede una bambina viva camminare nell’isola che non c’è (sfaccettatura simbolica del mondo dei morti) e cerca di svegliarla per rimandarla tra i vivi colpendola proprio al cuore: sembra dirle ‘non è questo il tuo posto né il tuo destino’.
È interessante notare come Wendy imperterrita segua una strada non sua per salvare chi non può essere salvato mentre la sua anima continua a darle segnali per far sì che lo capisca. Questi segnali però vengono visti come ostacoli, o comunque non graditi come il comportamento di Campanellino e la figura di Capitan Uncino. Quante volte anche noi passiamo di qui?
Capitan Uncino e il coccodrillo: la simbologia nascosta
Lui è un pirata, cioè un abile marinaio. Il mare rappresenta le emozioni. Essendo qui rappresentato come un mare mosso e sempre in tempesta parlerei di onde emotive molto forti da gestire e acque torbide associate all’inconscio. Infatti, arriva un coccodrillo, animale che vive in acque per lo più paludose.
Uncino è il principio maschile energetico interiore che serve per far sì che la nostra parte emotiva (Wendy un po’ la rappresenta) non si perda negli abissi. Il coccodrillo è un animale che simboleggia il tempo e mangia sia la mano (quindi la capacità di agire concretamente) che una sveglia (contatto con il tempo).
Essendo un animale che fa paura, questo potrebbe aiutare a spiegarci perché le nostre parti più razionali (maschili) abbiano così paura di tuffarsi nelle profondità del nostro inconscio.
Certo, Uncino nella fiaba cerca di avvelenare Peter, ma è per salvare lui che Wendy vive tra un mondo e l’altro. Viene anche mangiato dal coccodrillo, ma la paura che hanno i bambini di lui attiva un movimento forte nella coscienza tanto da riportarli nel mondo reale da lì a poco. Forse un’idea di maschile doveva morire a sé stessa per poi rinascere.
I bambini sperduti e la reintegrazione degli esclusi
La fiaba termina con l’adozione dei bambini perduti da parte dei genitori di Wendy. Questo passaggio parla dell’integrazione degli esclusi ai quali viene dato loro un posto. Probabilmente questi bambini erano lutti antichi, dimenticati razionalmente ma presenti nel campo energetico. Ridargli un posto anche attraverso rituali mirati ricrea ordine e dall’ordine si fluisce in avanti.

Come finisce tra Wendy e Peter Pan?
Resta il nodo in sospeso tra Wendy e Peter, ma su di lei spenderei altre parole: come vive lei tra un mondo e l’altro?
Per provare a capire, posso parlarti di Maura, una mia cliente. Lei è nata il 4-03 e una sua ava morì il 3-04. Chiamiamo quest’ava Paola per comodità. Prima di lei nacque Sandra e morì dopo due giorni, poi nacque Paola e dopo di lei nacque un’altra Sandra che non vide mai la luce del sole. Paola simbolicamente era in mezzo ai morti e Maura si era irretita con quest’ava.
Il segno del suo irretimento era una continua pesantezza energetica, onde emotive che la sbattevano a destra e a manca e molti altri segni di questo tipo.
Lavorandoci insieme abbiamo visto come l’aver saputo di questa combinazione di date abbia svegliato nuove consapevolezze. Questo ha permesso di avere una buona base su cui andare a lavorare attraverso una costellazione familiare, con l’intento di capire in che modo il racconto dell’ava influisse sul presente della discendente. Durante il rituale costellativo abbiamo, poi, ristabilito l’energia gerarchica dell’albero e Maura mi ha detto di sentirsi più tranquilla, centrata e meno vulnerabile a cambi repentini di stati d’animo.
Se questo racconto lo senti particolarmente vicino a te, scrivimi. Un percorso insieme potrebbe aiutare anche te a scoprire quali sono i tuoi irretimenti e come riprendere il controllo della tua vera vita.
Disclaimer
Io sono un’operatrice olistica e mi occupo di spiritualità, energia e anima. Il mio lavoro si concentra esclusivamente su questi tre aspetti dell’essere umano.
Nessun servizio o percorso di cui parlo in questo sito sostituisce in alcun modo il lavoro medico sanitario o psicoterapeutico.