Eccoci qui a parlare ancora delle mie amate fiabe e di come questo mondo magico si intrecci con la realtà quotidiana. Reale, immaginario e simbolico si fondono insieme e l’essere umano non è in grado di distinguerli in modo netto, per questo motivo la comprensione del simbolo – fiaba – diventa utile per comprendere le dinamiche sopite nelle profondità del nostro animo e che si manifestano nel nostro qui ed ora.
Oggi, però, anziché tradurre in parole semplici una fiaba intera ho deciso di parlarti di quei personaggi che incontro più spesso, vivi e reali, mediante il mio lavoro di Tarologa.
Genoveffa e Anastasia, le sorelle di Cenerentola
Premetto che Cenerentola è una vera e propria costellazione familiare resa fiaba, ricca di significati, e per questo le dedicherò un articolo a parte. Nella fiaba le sorelle sono due, ai fini di quel che sto per dirti, però, non è importante distinguere nettamente Genoveffa da Anastasia in termini di simbologie e ruoli perché il loro aspetto più importante, quello che vedo spesso manifesto, riguarda una delle parti più famose della fiaba, ossia la prova della scarpetta.
Ricordiamo bene quando Cenerentola fugge via dal ballo allo scoccare della mezzanotte e nella fretta perde la scarpa di cristallo sulla scalinata. Il principe la raccoglie e cerca in tutto il regno la misteriosa ragazza che la indossava e quando arriva a casa di Cenerentola anche le sue sorelle vogliono provarla nonostante sia vistosamente più piccola dei loro piedi. Cercano in tutti i modi di infilarsi lì dentro, arrivando persino a stritolarsi il piede pur di calzarla, ma il principe se ne accorge e capisce che non è tra loro la ragazza che sta cercando.

Cosa accade alle sorellastre di Cenerentola nella versione originale?
Almeno questo è ciò che avviene nel racconto edulcorato per i bambini, nella versione originale dei fratelli Grimm, le sorelle si tagliano il piede pur di entrare nella scarpa ma, essendo questa di cristallo, rapidamente si nota il sangue scorrere dall’amputazione, portando alla luce l’inganno. E alla fine della storia gli uccelli gli strappano letteralmente via gli occhi per punirle della crudeltà verso Cenerentola.
Quello che vedo spesso nei consulti tarologici a tema relazioni è il meccanismo di ficcare ad ogni costo il piede in una scarpa di svariati numeri più piccola. Mi spiego meglio: la scarpa rappresenta una certa situazione, il piede può essere visto come la nostra identità, la nostra taglia o quello che vorremmo per noi. Cercare di farsi star bene ad ogni costo una situazione (la scarpetta) a discapito della propria anima e del proprio volere (piede) è quel meccanismo che mettiamo in atto quando “ce la raccontiamo su da sole”.
Le sorellastre di Cenerentola nella vita reale
Immaginiamo Genoveffa che vorrebbe una relazione con un uomo sensibile, divertente, sportivo e dinamico. In questo periodo sta frequentando Pincopallo che è gretto, noioso e decisamente pigro. Genoveffa non è contenta di questo rapporto e sente qualcosa dentro di sé che stride, ma ha dei condizionamenti – irretimenti sistemici, fedeltà a chi l’ha preceduta, dinamiche emotive – che la spingono a restare in questa relazione. Quindi da qualche parte le si attiva un cambio di racconto di questo tipo: “ok che io faccio sport e per me sarebbe bello avere un compagno con cui fare jogging ma per Pincopallo posso rinunciare perché nessuno mi ha mai detto chiaramente di non essere atletico e ne apprezzo l’onestà”. Oppure, “bha, sai… quando inizio una frequentazione mi è abituale sentire anche altre persone, ma con Pincopallo no, questo è un segno importante perché evidentemente lui ha qualcosa di speciale”.
Torniamo ad analizzare attraverso la fiaba questo autoconvincimento del doversi far star bene per forza una cosa. Perché Genoveffa e Anastasia cercano di farsi star bene la scarpetta ad ogni costo? Per il principe, inteso come relazione e matrimonio, i suoi soldi e lo status quo. Possiamo dire anche per pressione sociale, oltre che familiare visto che nella fiaba è la madre ad inculcargli queste idee ferree.
Il fatto che nel racconto dei fratelli Grimm si siano tagliate via il piede mi fa nascere una domanda: quante parti di noi tagliamo fuori pur di star dentro ad un canone socio-familiare?
Quando, poi, l’effetto magico svanisce e inizia a manifestarsi la fatica oppure la relazione finisce portandoci di fronte ai nostri cocci rotti, ci troviamo a provare una forte rabbia nei confronti di noi stessi. Questa rabbia non è forse simile all’immagine degli uccelli che beccano gli occhi delle due sorelle?
La favola della Principessa sul Pisello nella vita reale
Anche la Principessa sul Pisello è una costellazione in fiaba molto potente che nasce dalla penna di Hans Christian Andersen.
La fiaba racconta di un principe che fatica a trovare moglie perché non vuole sposare una donna qualsiasi ma vuole una principessa che abbia determinate caratteristiche. La cerca in ogni dove, fino a quando in una notte di tempesta una fanciulla bussa alla porta del suo regno affermando di essere una principessa. Nessuno le crede ma viene comunque ospitata.
La madre del principe decide di testare la veridicità delle sue parole mettendole un pisello sotto una serie di 20 materassi. Il mattino successivo le chiede come ha trascorso la notte e lei dice di non aver dormito perché qualcosa nel letto le ha dato fastidio. La regina è felice della risposta perché solo una vera principessa potrebbe sentire un piccolo pisello messo sotto tanti materassi.
Decide, così, di far convolare a nozze la principessa con il figlio.
La principessa sul pisello: simbologia dei 20 materassi
Solitamente si usano definire ‘principesse sul pisello’ quelle persone altezzose e snob che credono di essere migliori di tutti. Questo essere migliori indica un ‘di più’ che possiamo simbolicamente vedere nella pigna di materassi dati alla principessa: sono così alti che sembrano avvicinarla al cielo, inteso come Dio.
Nei Tarocchi troviamo una simbologia simile nell’Arcano della Torre che viene fatta crollare da un fulmine affinché ciò che è imprigionato al suo interno possa uscire. Il crollo della Torre è il crollo delle nostre sovrastrutture a favore del contatto con l’essenza – anima – che ci parla.

Anche delle Principesse sul Pisello ne vedo spesso le sfaccettature durante i consulti tarologici. Volendo riassumere in modo estremo questa fiaba possiamo vedervi una ragazza che vive in cima a una pila di materassi e guarda il mondo dall’alto. Ed è proprio da questa prospettiva che andrò a parlarti di lei.
La sua è una visione del mondo verticale, dall’alto verso il basso, che fa trasparire un senso di superiorità. È un atteggiamento sottile che dice “io sono meglio di te” che in realtà vuol dire ”io sono grande e tu sei piccolo”. È una sfumatura che vedo in atto quando ho a che fare con quelle persone che pensano di essere migliori di tutti: più furbe, più intelligenti, più brave, speciali e via discorrendo. È un atteggiamento che depotenzia perché la Principessa sul Pisello guarda sì un bel panorama dall’alto della sua Torre di materassi, ma così facendo non vede le cose piccole che si manifestano davanti ai suoi occhi. Te lo spiego con qualche esempio.
Convinzioni limitanti ereditate dagli antenati
“Tanto sono uomini, non capiscono un cavolo”
Questa frase, se detta, è perché corrisponde a una propria verità. Una parte di noi, anche se remota e sopita, crede davvero a questo racconto e ci depotenzia moltissimo perché le donne con le quali parlo e che hanno vivo questo aspetto della Principessa sul Pisello sono quelle che, puntualmente, vengono in qualche modo fregate dall’uomo che, molto spesso, veniva anche considerato un idiota.
Personalmente, credo che la fregatura avvenga perché dando per scontato che l’interlocutore sia un idiota (in questo caso sinonimo di innocuo, piccolo o in qualche modo inferiore) viene abbassata la guardia, così facendo aumentano le aperture e ci si può ritrovare di fronte epiloghi inaspettati. Non dico di vivere in allarme, sarebbe sufficiente non considerare un completo idiota ogni uomo sul pianeta, ma dargli il riconoscimento di “umano” che merita. Se lo guardiamo come tale scendiamo dalla torre e ci rapportiamo all’altro con un atteggiamento paritario e orizzontale anziché verticale.
Gli uomini non capiscono niente: cosa nasconde questa frase?
L’atteggiamento verticale e di superiorità, da un punto di vista energetico, ha origine antica perché quelle frasi del tipo “Io sono meglio di te” e “Io sono più grande di te” sono incomplete e, in realtà, portano in sé queste frasi “cara mamma, io sono meglio di te” e “cara mamma, io sono più grande di te”.
Hellinger, padre fondatore delle Costellazioni Familiari, dice che una donna che non ha accolto nel cuore la propria madre non sarà mai adulta perché senza il passaggio simbolico dalla madre non ha accesso all’energia femminile e al suo potere. Così facendo resta bambina e nessun Uomo con la U maiuscola accetterebbe di stare con lei.
Quando questa sfaccettatura della Principessa sul Pisello si manifesta è perché siamo di fronte a un ordine gerarchico infranto. Una madre dà la vita alla propria figlia e questo la rende più grande di lei, indipendentemente da ogni dinamica umana futura.
Accettare questo punto ci aiuta a prendere in mano le redini della nostra vita e andare oltre seguendo il nostro essere. So benissimo che i rapporti tra genitori e figli non sono così semplici e le vicende umane possono essere dolorose e ricche di crudità, ma so anche che ci sono molti modi per riequilibrare le energie e un lavoro costellativo è utile per riprogrammare quelle energie sottili che restano latenti di essere liberate.
Convinzioni limitanti e blocchi energetici ereditati dalla madre
Quando ci troviamo di fronte all’ennesima seccatura di “un uomo che ci frega” perché abbiamo peccato di umana superiorità, di fatto ci siamo noi a piangerci le conseguenze, non nostra madre o le nostre ave.
Ha senso mantenere una visione così infantile di sé?
Allargare la visuale su nostra madre, la sua storia e la sua stirpe ci aiuta a comprendere meglio tanti perché, così da poter fare pace con il passato e andare oltre. Ti va di iniziare? Scrivimi!