Come ti dicevo qui e qui, sono una grande divoratrice di libri. Forse perché nel mio albero ci sono stati e ci sono tanti insegnanti e scrittori, ho sempre trovato nella lettura un modo per riprogrammare, sciogliere e consapevolizzare quei punti di me che restano in ombra.
Durante il mio trasloco (se sei iscritta alla mia newsletter conosci tutte le vicissitudini legate a questo cambio di casa 😉 ) la parte veramente faticosa è stata il trasporto di quei 15 scatoloni di libri che ho accumulato nel tempo. Testi pieni di nozioni sacre, utili e funzionali al mio percorso che ho portato con me in questa nuova fase della mia vita.
Mentre li riponevo nella nuova libreria ho pensato che alcuni di loro, come hanno aiutato me, potrebbero aiutare anche te che mi leggi. Così oggi ho deciso di condividere con te 5 di questi titoli.
Ma prima di presentarteli, se non sei ancora iscritta alla mia newsletter, entra in Anahata, tanti approfondimenti e riflessioni ti aspettano 😉
Migliori libri sulla dipendenza affettiva
Leggo libri inerenti alla dipendenza affettiva dal 2007. Il primo fu ‘Donne che amano troppo’ di Robin Norwood e questo di Ameya ne è una meravigliosa continuazione italiana. Due libri che trattano la stessa tematica ma in modi ed epoche differenti: la Norwood scrisse la sua bibbia nel 1970, mentre Di troppo amore è molto più recente.
“Di troppo amore” di Ameya Canovi
In questo libero vengono prese in considerazione le relazioni, con tutte le loro sfaccettature più umane, alcune funzionali altre meno. Vengono analizzate per aiutarci a comprendere i motivi di tante nostre scelte e il nostro ‘ritrovarci’ in determinate situazioni, anche nocive, depotenzianti e sofferenti.
Ameya con questo testo apre un varco in quel muro culturale che vede l’amore come perenne fonte di sofferenza, strazio e malcontento. In effetti, lavorando con i Tarocchi, io stessa ho incontrato spesso l’idea di storia d’amore intesa come un lungo travaglio in stile Cime Tempestose.
Ecco, questo testo aiuta a vedere Heathcliff e Catherine come due personaggi di un romanzo che racconta gli irretimenti familiari delle sorelle Bronte, anziché vederli come una coppia di riferimento.
Inoltre, parla usando archetipi, fiabe e costellazioni familiari, come potrei non consigliartelo?
Il miglior libro per superare un lutto (secondo me): “Cinque inviti, Come la morte può insegnarci a vivere pienamente” di Frank Ostaseski

Sono dell’idea che i libri abbiano un’anima propria munita di gambe e che questi arrivino a noi nel momento giusto con uno scopo ben preciso. Comprai questo testo circa sei mesi prima del trapasso del mio prozio. Era arrivato pochi giorni prima del suo compleanno e ogni giorno mi mettevo in giardino a leggerlo. Lui non sapeva niente di questo testo, parliamo di un uomo ultraottantenne che ultimamente era davvero molto stanco.
Avevo lasciato il libro in giardino ed ero entrata in casa facendo attenzione a non far rumore per non svegliarlo, ma lui era già bello arzillo davanti alla tv. Mi ero seduta per bere un bicchiere d’acqua e lui mi guardò dicendomi ‘vivo quest’anno, ma il prossimo sarà l’ultimo’. Ero reduce dalla lettura e avevo preso la frase cercando di sdrammatizzarla; dentro di me sapevo che non era un caso, ma hey, resto umana anche io.
Ho continuato a leggere il capitolo di quel libro dove parlavano dell’esperienza di una donna che temeva la morte del compagno perché credeva di perderlo per sempre. Quando quest’ultimo trapassò lei descrisse una sensazione di espansione, come se lui fosse dappertutto.
Posso dirti di aver vissuto un’esperienza analoga con mio zio perché quando lasciò il corpo, in quell’esatto istante io ero sveglia e lucida, nonostante fosse l’alba. In quel momento ho avuto un’immagine di lui che partiva da una nuvola grigia e quasi volava verso una luce luminosa. Ho avuto la sensazione che mi dicesse ‘Saby, guarda! Sono libero’ e il mio viso si riempì di lacrime. Poco dopo mi chiamò l’ospedale per dirmi che mio zio aveva lasciato il corpo e in quell’istante l’ulivo appena piantato in giardino cadde per terra.
Allo zio piaceva fare delle gite fuori porta ed è ironico pensare che l’unico forno crematorio trovato libero in quei giorni fosse proprio in una delle sue mete preferite; chissà, possiamo leggerla come una gita!
Non posso che consigliare di cuore questo libro a chiunque si accinge a salutare un proprio caro o per chi lo sente utile. Non sottovalutare, però, il dolore del lutto e chiedi aiuto se è necessario.
Cosa ci insegnano le fiabe regionali? “Fiabe e leggende di Puglia” di Antonio Errico
Io ho scelto la Puglia perché mio padre e tutta la sua linea maschile paterna arrivano da qui, ma tu potresti scegliere un libro di fiabe inerenti alla regione di appartenenza dei tuoi avi.
Le fiabe non raccontano storie, ma aiutano ad integrare parti di sé, simboli, archetipi ed eventi in un modo semplice e quasi ironico.
Te ne parlo spesso sul mio blog: queste ci aiutano a comprendere quale racconto metaforico abbiamo in atto nel nostro presente, così da comprendere il perché siamo in questo punto in questo preciso istante.
Cristalda e Pizozmunno: significato della fiaba tipica pugliese
Tra le leggende e fiabe della Puglia possiamo trovare Cristalda e Pizzomunno. Un pescatore era innamorato di una ragazza bellissima ma quando andava al largo a pescare incontrava le sirene, simili a quelle di Ulisse, che tentavano di sedurlo, poiché considerato uomo bellissimo. Lui, però, non cedeva e così la loro gelosia verso Cristalda aumentava sempre più, fino ad arrivare al punto di rapirla e trascinarla negli abissi. Questo distrusse Pizzomunno che si pietrificò e si trasformò nel monolite presente sulla spiaggia di Vieste.
Le sirene sono simboli che ci raccontano del viaggio tra le viarie dimensioni e quando chiamano in maniera forte sono le voci dell’inconscio che ci chiede di prendere in considerazione delle cose. Forse il loro tentativo di seduzione e la fedeltà di Pizzomunno a Cristalda ci invitano ad allargare i nostri orizzonti anche quando consideriamo la nostra realtà esterna e relazionale come certezza immutabile?
Riti e ricette tradizionali regionali

Ti piace cucinare? O almeno, ti piace mangiare?
Ecco, sappi che il cibo dei nostri antenati è un rituale potentissimo.
Preparare quei piatti che arrivano da generazioni lontane ci riconnette alle nostre radici. Questa riconnessione è ciò che ci radica e ci fa sentire sostenuti.
Non dobbiamo andare chissà quanto lontano nel tempo, anche solo ai tempi dei nostri nonni il cibo aveva un altro peso: la sua cura e preparazione erano rituali sacri che vedevano coinvolte intere famiglie. Possiamo parlare dell’essicazione dei pomodori, ad esempio, o della raccolta delle olive, oppure della preparazione della salsa.
Questo insieme di gesti crea il codice alfabetico, chiamato rito, utile e necessario per introiettare informazioni. Ogni famiglia e ogni regione d’Italia nel tempo ne ha accumulati tantissimi, perché non farne tesoro?
Conoscere folklore e tradizioni regionali
Anche qui spalanchiamo una porta verso un mondo antico, ma nuovo per la nostra mente.
Dobbiamo sapere che il nostro paese è stata una culla folkloristica che non ha niente da invidiare ai paesi dell’est Europa, ai Balcani o ad altre nazioni. Questa parte di nostra storia è stata nascosta, cancellata e dimenticata con l’arrivo dell’industrializzazione e con secoli di cristianesimo.
Recentemente ho recuperato un testo che mi parla del Folklore in Abruzzo, precisamente di Scanno, paese di origine dell’avo più antico di mia nonna paterna. Il vescovo dell’epoca vietò il pianto rituale messo in atto da quelle parti e che serviva per accompagnare le anime dei defunti nel loro viaggio verso l’aldilà.
Il pianto rituale funebre nel folklore abruzzese
Era un usanza antica diffusa in tutto il centro sud ed Ernesto De Martino ce la riassume così:
“Si configura come un controllo rituale del patire. La recitazione del lamento è legata a determinati periodi di tempo e date, si svolge in una mimica e una melodia tradizionale, sostituisce un obbligo religioso! Anche il lamento lucano ha il suo orizzonte mitico. Fa chiarezza su un rapporto fondamentale, quello tra perdita della presenza, crisi del cordoglio e ritualità della lamentazione.“
Posso considerare le donne dell’antica Scanno come mie colleghe che si occupavano di una cura energetica e sottile. Guarda caso io sono qui secoli dopo a fare un lavoro simile!
Consiglio anche a te, quindi, di approfondire la storia e le tradizioni del tuo territorio, sono sicura che troverai non solo storie affascinanti ma anche collegamenti importanti con la tua storia personale.