Spesso vengo contattata da persone che vogliono lavorare con le Costellazioni aziendali sull’energia del proprio biz. È un aspetto che mi piace moltissimo perché l’azienda non è un qualcosa di asettico e statico che rimane impermeabile nonostante tutto, ma segue dei movimenti.
Sembra comportarsi come una persona umana. Ha i suoi lutti, le sue fasi di passaggio, i suoi up and down e le sue rinascite.
Quando le cose si complicano può essere utile immaginarla come se davvero fosse umana e cercare di capire in che direzione simbolica sta guardando. Il suo sguardo ci dice dove incanalerà le sue energie: verso l’evoluzione-vita o da un’altra parte?
In questo articolo ho deciso di riportarti due esempi a me vicini di aziende e dei loro movimenti.

Il ruolo dei blocchi energetici nel fallimento di un’azienda
Ho conosciuto Paola per via della passione comune dei fiori. Io, purtroppo, non ho ancora sviluppato nessun pollice verde benché discenda da fiorai e botanici, mentre Paola ne è una sacerdotessa indiscussa.
Mi raccontava di aver sempre sognato un negozio di fiori, lo immaginava con un’atmosfera di Provenza o dell’entroterra inglese. Si vedeva al telefono a prendere le prenotazioni e registrare gli ordini. Diceva che persino ai funerali i fiori danno bellezza, e non ha torto se pensi che i crisantemi in Italia sono fiori da lutto mentre in Giappone sono fiori che parlano di gioia.
Nel frattempo ‘la vita andava’, conobbe Matteo e si sposarono. Il matrimonio è stato umano: alti e bassi, gioie e dolori. Adesso riesce a vederlo come un rapporto altamente tossico e malsano, ma prima lo considerava l’amore della sua vita.
Per quel matrimonio aveva lottato contro il disappunto di tutti: famiglia, amici, conoscenti e persino colleghi. Tutti le dicevano che insieme sembravano Carla Fracci e Shrek ed effettivamente sono costretta a confermare questa versione (scusami, Paola :D).
Quando arrivò il momento del divorzio per lei fu uno schianto contro la realtà oggettiva, vedere le sue lotte vanificate fu dura. A quel punto, però, le venne un’idea. Dato che il suo lavoro quindicennale, ormai part-time, non la soddisfava più perché in azienda c’era aria di fallimento e passava troppo tempo a casa (l’ultimo luogo in cui voleva rimanere dopo il divorzio), perché non dare le dimissioni, prendere la liquidazione, chiedere qualche finanziamento e aprire il negozio di fiori dei suoi sogni?
Così sarebbe stata indipendente, realizzata e, soprattutto, fuori di casa il più possibile, così da non dover affrontare il crack familiare. Detto fatto. Non mi soffermo sulla parte pratico-burocratica ma arrivo al dunque su quella energetica: diede le dimissioni e si tuffò a capofitto nel progetto-sogno. Quel progetto era la scialuppa di salvataggio che aveva il dovere morale di salvarla dall’affrontare il tema del divorzio con il marito.
Ora ti chiedo di fare questo piccolo giochino: immagina che questa azienda sia fisicamente una persona, prova ad andare da lei e dirle ‘tu mi devi salvare dai miei guai’. Secondo te cosa ti risponderebbe? Io manderei tutti a “stendere” e me ne andrei.
Quando ad andarsene è un’azienda, vuol dire che va verso la chiusura. Questo biz non è stato trattato come fonte di vita e nutrimento, non gli è stato dato nessun riconoscimento né rispetto.
Poco dopo l’apertura, Paola ha realizzato di essere da sola a dover far tutto: gestione clienti e fornitori, marketing, ordini, consegne etc. Se da una parte ciò l’aveva allontanata fisicamente dal marito, emotivamente non ne aveva il potere, quindi si era ritrovata più incasinata di prima.
‘Io me ne vado’ era il suo mantra del tempo. Il negozio dovette chiuderlo dopo meno di un anno dall’apertura.
La sua azienda aveva energeticamente risposto con la stessa moneta di Paola. Se al posto dell’azienda ci fosse stata una persona, avrebbe reagito ugualmente.
Piccolo disclaimer molto importante:
Ricorda che ogni caso è una storia a sé. Qui li tratto solo al fine esplicativo, non ti ci identificare! Se senti delle similitudini con la tua storia scrivimi, perché non è detto che le tue esperienze parlino della stessa dinamica di Paola.

Vittima e carnefice in azienda
Se mi segui da un po’ sai che ho vissuto a Londra per 4 anni e, per 3 anni circa, ho lavorato in moltissime profumerie di lusso alternando questo lavoro con quello di assistente della make-up artist di Amy Winehouse e quello per conto mio.
Non citerò nessun nome, non serve. Sappi solo che il mio posto di lavoro preferito era quello che preferiva anche Lady Diana. Era lussuoso, frequentato da gente elegante e delicata. È stato un onore lavorarci perché ricordo pochi episodi spiacevoli che, purtroppo, a contatto col pubblico tendono ad essere di ordinaria amministrazione.
L’unica pecca di quel posto? La noia mortale, se sei una persona dinamica. Io per fortuna non lo sono mai stata, quindi l’ho amato a pieno! Questa noia era dovuta al fatto che fosse sempre vuoto. Non ci entrava letteralmente nessuno nonostante la fermata della metro lì di fronte. Molte persone non sapevano neppure che esistesse!
I clienti erano arabi, cinesi e russi. Ricordo che il giorno di fine ramadan i manager ci convocarono tutti per una riunione: erano previsti 700 ingressi per quella sera e perciò avremmo dovuto lavorare tutti. Se solitamente c’erano 2 persone per marchio, quella sera eravamo in 5.
Sentimmo suonare la campana della moschea e aspettammo. Invano, però. Letteralmente ci furono 15 ingressi di cui 7 erano per il ristorante all’ultimo piano. A quel punto mi ritrovai faccia a faccia con un collega connazionale e gli chiesi come mai, secondo lui, fosse accaduta una cosa del genere e lui iniziò a parlarmi dell’omicidio-suicidio avvenuto lì dentro anni prima.
Io non c’ero, quindi, con estremo rispetto ti riassumerò quello che mi è stato riferito e che, poi, ha trovato conferma dalle ricerche in rete.
Una ragazza che lavorava nel reparto cosmesi frequentò per una manciata di settimane un uomo della security, ma si accorse presto che non era del tutto a posto e decise di interrompere. Lui non la prese bene, tanto da iniziare a perseguitarla e venne anche licenziato per questo motivo.
La seguiva in metro, posteggiava sotto casa sua e l’aspettava. Lei era terrorizzata e dovette cambiare casa. Era una Londra prima degli attentati, dove ancora non esistevano molte leggi di tutela, tantomeno sullo stalking. Andò avanti tutto per mesi fino a quando lui si recò in profumeria, le sparò e poi si uccise.
Fu una tragedia immane che sarebbe potuta capitare ovunque e venne fatto il possibile con i mezzi dell’epoca per tentare di evitarla. Purtroppo la vita aveva un altro disegno.
Da quel momento, però, quel centro commerciale non fu più lo stesso. Fatturati a picco e molti problemi economici. Probabilmente qualche marketer potrebbe trovarne una responsabilità nell’ufficio preposto a questa mansione, io, però, mi occupo di energia.
Ho scoperto questo evento dopo tre anni che lavoravo lì e ci andavo almeno due volte a settimana. Era un segreto, tale e quale a quelli genealogici che riscontro quotidianamente.
Nessuno ne parlava per timore, forse anche vergogna, non lo so. Ma il non parlarne ha creato un segreto che è divenuto un’esclusione vera e propria (se non sai bene a cosa mi riferisco, ti consiglio di leggere questo articolo dedicato proprio agli esclusi).
È umanamente normale non nominare destini così tragici a causa del dolore che portano con se ma anche l’idea che possa risuccedere, secondo me, fa tremare di paura tutti quanti. È improbabile ma comprensibile.
Se venisse da me il direttore generale di questa azienda e volesse vederne i movimenti energetici io partirei dall’integrazione di questo evento; escluderlo porta solo disordine, reintegrato con amore libera tutti!
Ti sei mai chiesta quali movimenti segue il tuo business o l’azienda in cui lavori? Scrivimi, possiamo scoprirlo insieme.