Quando ti ho parlato della Donna Scheletro raccontata da Clarissa Pinkola Estes, dandone una versione costellativa, ho deciso di dividerlo in due parti così da renderne la lettura più sostenibile. La volta scorsa ti ho parlato di lei come simbolo archetipale nella vita di tutti i giorni, mentre oggi ti parlo di lei come presenza e fase inevitabile all’interno delle relazioni, specialmente quelle di coppia.
Gli ordini dell’amore tra uomo e donna
Il pescatore della fiaba rappresenta il nostro principio maschile, cioè quella parte di noi che agisce, ragiona e mette in pratica le intuizioni percepite e captate dalla nostra parte femminile. È un valzer di equilibri energetici sempre in movimento e a tal proposito è fondamentale tener presenti gli ordini dell’amore tra uomo e donna identificati da Bert Hellinger, il padre fondatore delle costellazioni familiari. Se non sai di cosa sto parlando, ti consiglio di approfondire qui.
Il primo riguarda proprio gli equilibri: nella coppia, infatti, non esiste un ordine gerarchico come quello tra genitori e figli dove i primi sono grandi e danno, mentre i secondi sono piccoli e ricevono. I partner sono sullo stesso livello, quindi, danno e ricevono in egual misura, almeno da un punto di vista simbolico.
Dare troppo ci renderebbe più grandi del nostro partner, quindi genitori, e ci svuoterebbe completamente, rendendo disfunzionale la relazione. Ricevere e basta ci renderebbe piccoli di fronte al partner e ne diventeremmo figli.
Ogni coppia è un mondo a sé stante e gli equilibri vengono dettati da un mix di situazioni, esperienze pregresse e movimenti d’anima che non possono mai essere generalizzati. Quando, però, il disequilibrio è troppo è importante trovare soluzioni e le costellazioni familiari (di cui sono facilitatrice) sono una di queste.

L’influenza degli avi sulla nostra vita amorosa
Dobbiamo anche ricordare che non esiste una coppia che non sia anche figlia dei due alberi genealogici che la compongono. Infatti, noi entriamo nelle relazioni e le vediamo nello stesso modo in cui lo hanno fatto i nostri genitori e chi li ha preceduti. Chiediamoci, quindi:
- Che rapporto avevano, o hanno, i nostri genitori? I nonni? I bisnonni?
- Cosa hanno sempre raccontato e detto del proprio partern e della propria coppia?
- Le nostre relazioni e i nostri partner hanno delle similitudini con i loro racconti?
Di fatto una coppia è composta da due alberi genealogici che si incontrano e che si rispecchiano profondamente l’uno nell’altro. Molto spesso è la relazione a mettere in luce quello che la nostra anima ci chiede di risolvere per la nostra evoluzione.
L’equilibrio nella coppia secondo Hellinger
Un altro ordine dell’amore si chiama “compensazione verso il più o verso il meno” e riguarda il movimento energetico della relazione stessa. Essendo un concetto molto complesso da trascrivere in un articolo solo, te lo spiego con due esempi.
Compensazione verso il più
Vengo a casa tua a cena, tu offri il cibo e io porto le bevande. Abbiamo dato e ricevuto tutti e due in egual misura. A fine pasto siamo in perfetto equilibrio e da qui abbiamo voglia di dare e ricevere di nuovo. Quindi, ipoteticamente la volta dopo andiamo al cinema e io pago i popcorn mentre tu le bevande e nuovamente siamo in pari. Questo equilibrio costante ci fa guardare in avanti, rende speranzosi e fiduciosi, mette la relazione in un movimento evolutivo, quindi verso il più. Io do un pochino, tu dai un altro pochino e alla fine andiamo in pari vedendo che tanti ‘pochini’ messi insieme sono un ‘tanto’. Insieme stiamo aggiungendo ed è proprio in questo “il più”.
Compensazione verso il meno
Io ti proibisco di uscire con i tuoi amici, tu mi proibisci di indossare un determinato vestito. Io ti tolgo e proibisco questo e quest’altro mentre tu contraccambi accettando e proibendomi sempre di più finché non avremo più niente da toglierci. Così facendo mettiamo il rapporto in un movimento di morte, quindi diretto verso “il meno” in cui non ci sarà più niente da sottrarci e da fare.
Come deve essere un rapporto di coppia equilibrato?
Imparare a dare e ricevere in egual misura credo sia un’arte da imparare. Hellinger, infatti, ha dimostrato anche come chi dà troppo mette l’altro in condizione di andarsene. Te lo spiego con altri due esempi.
Tu mi inviti a cena a casa tua e io, per ringraziarti, ti regalo un mega televisore da 5000 euro. Per quanto sia gradito il tuo invito, possiamo comprendere benissimo come quello che io ti sto dando sia troppo rispetto a quello che ricevo. Tu, sapendo di non poter contraccambiare, inconsciamente ti arrabbi e te ne vai.
Allo stesso modo se io per te rinuncio ai miei sogni, ambizioni e vocazioni, tu cos’hai da darmi in cambio che sia così tanto grande? Probabilmente nulla, ma siamo già in un’energia che rinuncia, quindi toglie e ci riconduce allo zero che è fine e morte del rapporto.

La morte simbolica all’interno delle relazioni
Nella fiaba il pescatore – principio maschile – agisce muovendosi in acque sconosciute e ben evitate da tutti poiché temute dal sentire comune. Clarissa Pinkola Estes spiega bene come il contatto con queste acque sacre sia temuto poiché mette le relazioni e gli umani in contatto con la paura più profonda: la morte.
Nelle relazioni la morte non è qualcosa di fisico, reale e concreto ma assume significati simbolici. Molto spesso si concludono le fasi di un rapporto affinché questo diventi qualcos’altro. Magari quando termina la fase iniziale di innamoramento e arriva il tempo di concretizzare lo scambio d’amore possiamo vedere come morte simbolica questo passaggio perché di fatto il rapporto non sarà più come quello di prima.
Il terrore della morte – mutazione – simbolica è dato dalla disconnessione dell’uomo dai cicli naturali e delle donne dal ciclo mestruale. Infatti, ogni ciclo è dato da un susseguirsi di vita-morte-vita e queste morti sono l’inverno che precede la primavera.
Se non navigassimo nelle acque spaventose il rapporto rimarrebbe fermo, morendo per staticità. Se, invece, si muove vuol dire che è vivo ed è il cambiamento ad essere la fiammella che lo tiene acceso.
Paura del cambiamento in amore
Nel racconto vediamo come la donna scheletro rimanga impigliata nel kayak del pescatore e lui continui il suo movimento verso riva senza accorgersi delle ossa rimaste incastrate. Semplicemente non vede.
È un contatto talmente profondo e spaventoso che non vedere diventa un modo per proteggersi. Quante volte abbiamo chiuso gli occhi di fronte ai grandi cambiamenti in atto per paura di perdere l’altro, la coppia o noi stessi?
Questo lato umano del non-ascolto e non-visto è figlio di una cultura non abituata al contatto con le profondità – acque interiori – e quando la nostra donna scheletro ci chiama non siamo abituati ad ascoltarla, quindi ignoriamo il segnale.
Il pescatore era intento a tornare nel luogo sicuro – riva – e sfamare tutti con il grosso pesce (ego) che credeva di aver preso. Non era abituato a sentire dentro di sé, così il potere trasformativo della donna scheletro lo ha messo in fuga davanti al tesoro.
Anche il tentativo di fuga del pescatore ci riporta a questo terrore dell’inevitabile mutamento.
Possiamo supporre che il contatto con la donna scheletro non sia gradevole inizialmente, ma dobbiamo ricordarci che se l’esistenza ci ha condotti a lei è perché era inevitabile che accadesse, quindi possiamo immaginarla come portatrice di tesori.
L’altra volta ti dicevo che la donna scheletro è anche una vecchia struttura che emerge per essere liberata. E se questa fosse un nodo genealogico che emerge all’interno della coppia per creare un nuovo equilibrio?
Se la donna scheletro nella realtà fosse, ad esempio, la paura improvvisa di perdere il proprio partner e nel nostro albero ci fosse un gran numero di vedove potrebbe raccontarci di una paura, meccanismo e movimento non del tutto nostro ma che ci sta impedendo di vivere serenamente.