Siamo reduci da mesi difficili dove ci siamo trovati più volte faccia a faccia con i nostri mostri personali: la rabbia, la morte, il lutto e il senso di perdita. Abbiamo sperimentato la paura di fronte alla sopravvivenza minata e ci siamo resi conto, anche se in modo sottile, di quanti impulsi vivono dentro di noi. Ora viviamo una fase stagnante dove il sentore di un nuovo lockdown sembra essere molto vicino. Abbiamo ben in mente cosa è stato quel periodo di chiusura totale nelle nostre case che si sono trasformate in vere e proprie crisalidi nel momento in cui il tempo lineare (Kronos), cadenzato dalla quotidianità e dai suoi ritmi, ha lasciato spazio a Kairos, cioè il tempo del sentire dove tutto viene scandito dal presente e dalle sensazioni che emana.
Il blocco attuale è un po’ meno restrittivo rispetto al precedente, nonostante questo la sensazione di reclusione entri i confini la si può sentire bene. Infatti rimane raccomandato di limitarsi agli spostamenti necessari, quindi in pratica invitano a rimanere in casa.
La casa come ritorno alla vita intrauetrina
La casa è un simbolo legato alla figura materna poiché la prima dimora che sperimentiamo in questa dimensione è proprio l’utero di nostra madre.
Il mio punto di vista olistico su quanto accade è che stiamo vivendo in più dimensioni: la casa onnipresente (utero, quindi dimensione tempo-spazio simile alla vita intrauterina) e il mondo esterno.
La quotidianità anomala, il tempo che sembra scorrere in modo diverso ci riportano nel presente, fermi e dentro a ciò che ognuno di noi porta in sé. Nel lockdown precedente ci siamo visti riportare al punto zero della nostra esistenza, quando eravamo protetti dalla mamma e dal suo corpo che si è fatto casa affinché il nostro corpo potesse formarsi per venire al mondo.
Nell’utero eravamo collegati a nostra madre tramite il cordone ombelicale che, a livello simbolico, ci collegava alla fonte vitale: per questo la madre rappresenta la vita. Sentivamo le vibrazioni della sua pressione sanguigna che, da un punto di vista cellulare, conosciamo da molto prima rispetto al nostro concepimento. Infatti l’ovulo, che dopo essere stato fecondato da nostro padre darà vita al nostro corpo, si è formato nell’utero di nostra nonna materna quando nostra madre era ancora un feto; quindi abbiamo iniziato la vita cellulare nell’utero della nonna materna. Da un punto di vista biologico abbiamo iniziato a vivere con nostra madre ancora prima che lei inalasse il primo respiro ed è questo legame biologico a collegarci a tutte le nostre antenate.
Ritornare dentro ad un utero simbolico ha riportato parecchie persone a rivivere il vissuto emozionale registrato in età fetale. Ogni feto, infatti, registra il vissuto della madre durante la gravidanza e conserva queste informazioni nel suo corredo epigenetico. Come può sentirsi una donna durante la gestazione? Può avere paura? Sentirsi sola? Può sentirsi stressata? Tutte quelle emozioni le abbiamo registrate nelle nostre cellule, anche se non ne siamo consapevoli.
L’utero è fonte di vita, ma accade anche che ci siano tracce di morte tra le memorie: in alcune leggende si dice che sia signora Morte a girare il bambino in utero per posizionarlo a favore di signora Vita. Le due signore sono gemelle siamesi e lo abbiamo appreso presto anche se non ce lo ricordiamo.
La fine del lockdown come una seconda nascita
Dopo il periodo di incubatrice intrauterina, che è anche una crisalide ed è simile al lockdown, siamo stati chiamati a nascere. La nascita è il primo rito di passaggio dove nasce un bambino e muore una donna facendo si che rinasca madre. Anche durante questo passaggio la vita e la morte si incontrano perché durante il parto le madri viaggiano simbolicamente dal mondo dei vivi a quello dei morti per prendere un’anima e portarla di qua canalizzandola attraverso il corpo.
Il passaggio dal collo dell’utero è il passaggio per eccellenza dal cielo alla terra e noi ne portiamo le memorie registrate nel corpo: le paure, le sensazioni provate, le contrazioni dell’utero vissute come senso di espulsione, lo stress della nascita e via dicendo. Entriamo nelle varie fasi della vita nello stesso modo in cui siamo stati partoriti ed è lì che queste memorie si attivano.
Dopo il primo lockdown abbiamo ripreso ad uscire dalla nostra casa/utero/crisalide con un processo simbolico di autoparto preceduto da un travaglio emotivo che ci ha rimesso in circolo un processo di vita-morte-vita collettivo sperimentando più dimensioni contemporaneamente. Questa volta, però, siamo stati autonomi, senza più una madre/canale per venire al mondo.
A questo punto un secondo lockdown cosa significherebbe?
La differenza tra la prima crisalide (lockdown) e la seconda sta nel livello di insofferenza nei confronti delle restrizioni. Questo ci riporta ancora in utero quando l’anima in fase di incarnazione percepisce l’utero materno come una gabbia e man mano che il corpo del bambino cresce sente diminuire lo spazio aumentando il senso di prigionia. Il movimento verso l’esterno richiede pazienza e rispetto dei propri tempi e la rabbia non è di per sé un nemico, bensì un’energia vitale che, se incanalata, può aiutarci a creare qualcosa di nuovo.

Le emozioni del lockdown
Le emozioni ci hanno pervasi per tutto il tempo del primo lockdown e lo faranno ancora, creando confusione, facendoci rischiare di identificarci con loro e credendo di esserne un tutt’uno. Niente di più deleterio per l’equilibrio energetico personale. Se crediamo di essere le nostre emozioni non riusciamo ad ascoltarle, se diventiamo spettatori delle nostre emozioni riusciamo ad integrarle senza farci trascinare. Per questo il radicamento energetico diventa vitale per non farsi travolgere dalle onde emozionali.
Ora le emozioni più forti sono quelle ancestrali, arcaiche e ataviche: la paura, nascosta da mille facciate, ne è la Regina ed è lei che ha creato ‘la caccia all’untore’ che vediamo protrarsi da mesi. La ricerca folle del colpevole che ha violato le norme di protezione, che non ha rispettato i divieti e via dicendo. Mi ha ricordato molto la caccia alle streghe dove il male era identificato nel femminile: ora sembra aver cambiato volto, ma la lotta rimane simile. Ma chi è davvero il male? O meglio l’Ombra?
Si è riproposta la dinamica vittima-carnefice, il carnefice stesso rappresenta il male ed è di fronte a lui che la paura si manifesta indossando le maschere di rabbia e rifiuto. Il bisogno del carnefice rende la controparte vittima, quindi piccola e innocente senza né colpa né potere perché il male è così forte e spaventoso da non poter essere sconfitto. Ma se invece andasse solo integrato come parte imprescindibile della vita stessa?
La paura da lockdown: un’eredità genealogica
Anche gli alberi genealogici hanno spinto l’acceleratore verso l’evoluzione e ciò che doveva emergere è emerso ad una potenza quasi sovrannaturale. C’erano punti d’ombra nascosti da eoni che lì in silenzio non potevano stare e che l’albero genealogico ha colto il momento per dargli voce attraverso il proprio linguaggio, una vera e propria lingua da decodificare.
Nel corso della storia, anche solo qui in Italia, abbiamo avuto epidemie, guerre, prigionie e molti eventi (mezzi del destino) forti che il nostro albero conosce molto bene. Gli antenati che le hanno vissute ci hanno lasciato in eredità sia le memorie che la loro forza per poter affrontare ciò che è accaduto con onore e potere.
Ho notato che chi ha dinamiche genealogiche di vittima e carnefice negli ultimi mesi ne ha percepito inconsapevolmente l’aumento di intensità. È l’albero stesso a leggerle in questo modo perché implicano la paura per la sopravvivenza. Queste dinamiche sono molto complesse da esemplificare e ne riassumo una in tutte. Il fratello del bisnonno che tornava a casa da lavoro ed è stato investito da un trattore: il fratello del bisnonno viene letto come vittima mentre chi guidava il trattore viene letto come carnefice.
Discorso simile per le S’accabadore sarde (angeli della morte) che praticavano l’eutanasia secondo la tradizione sarda.
Che ne è stato di questo carnefice? È stato un evento talmente doloroso da diventare un segreto indicibile? Il carnefice è stato escluso? Eppure fa parte comunque del sistema perché c’è stato un intreccio di anime del quale noi difficilmente ne capiamo il senso. Gli ordini dell’amore, che sono la base delle costellazioni familiari, spiegano molto bene questa parte: anche chi ha creato danno all’albero genealogico ne fa parte perché ne ha cambiato lo sviluppo degli eventi.
Tutto questo ci mette faccia a faccia con qualcosa di più grande di noi di fronte al quale ci sentiamo piccoli e impotenti: il destino.

Il lockdown come strumento del destino
Indipendentemente da teorie e idee personali, quello che stiamo vivendo da mesi ha tutta l’aria di essere uno strumento del destino ed è immensamente grande, talmente grande e sacro da sembrare atroce e terribile oltre che spietato e feroce. È la storpiatura della signora Morte che non ci permette di entrare in contatto con i movimenti più sottili. Le vittime sono sempre in pace con il loro destino, mentre i carnefici fanno fatica a sostenerlo perché in un modo o in un altro lo hanno sentito manifestarsi attraverso le proprie mani.
Anche il rifiuto totale di credere all’esistenza di un virus è l’altra faccia della stessa medaglia chiamata paura. Questo meccanismo ricorda lo switch off dell’interruttore elettrico: ‘ne ho paura, allora spengo il cervello e rifiuto di accogliere’. Ma cosa si è rifiutato di accogliere veramente?
Questa convivenza con la paura e con Signora Morte ha risvegliato anche i ricordi che non sapevamo di avere, parlo di memorie genealogiche, karmiche, corporali e sociali. Il fatto che non ne vediamo l’origine complica le cose perché la nostra ragione ha bisogno di risposte e siamo stati abituati ad avere il controllo su ogni cosa. Sono mesi che il controllo degli eventi è stato messo a tappeto, qui possiamo accedere alla fiducia nei confronti della vita e alla connessione con essa. Noi umani viviamo l’illusione di separazione perché la lama che ha reciso il nostro cordone ombelicale ha creato la memoria corporale della separazione con la madre/fonte.
Ansia da lockdown e il mito di Pan
Negli ultimi mesi è dilagato il panico: il mito di Pan è divenuto realtà sia a livello individuale, sotto forma di attacchi di panico, che a livello collettivo, come PAN-demia. Io lo vedo come uno strumento a servizio della vita che distrugge i blocchi e le membrane interiori dove abbiamo nascosto la “melma” per far si che la forza della vita possa ricominciare a fluire.
Per altri la perdita di controllo mentale su ciò che accadeva, la perdita di linearità quotidiana e la perdita di certezze esterne ha creato delle esplosioni interiori che hanno segnato un punto di non ritorno. Il mondo e la vita com’erano prima sono stati traghettati in un’altra dimensione, ora tutto è mutato e sta continuando nel processo.
Il lockdown e il mito di Caronte
Dal primo lockdown ad oggi sento che si è risvegliato anche il mito di Caronte: era il traghettatore dell’Ade, il regno degli Inferi di cui ti parlo qui , e ora è attivo grazie al transito del sole in Scorpione. Aveva il compito di trasportare le anime dei morti da una riva all’altra del fiume Acheronte, ma solo se i loro cadaveri avevano ricevuto i rituali di lutto. In questo caso sta trasportando anche i pesi dei vivi e le nostre strutture morte, le fasi giunte al termine e le vecchie realtà.
Sembra anche che il suo traghettamento simbolico subisca delle interruzioni: lockdown- libertà- lockdown. Questo potenzia l’illusione dei ‘passi indietro’ che in realtà non esistono: la vita si muove in avanti seguendo il flusso come un fiume, anche quando noi non ce ne accorgiamo. Noi evolviamo anche senza rendercene conto, quindi quando ci illudiamo di essere tornati indietro siamo, in realtà, diventati diversi e più evoluti e possiamo osservare il passato, anche rivivendolo, con occhi nuovi e anime più mature. Quindi ogni passo indietro precede tre salti in avanti.

Come affrontare un nuovo lockdown
Adesso siamo nel ‘grande bho’ dove non si sa che cosa accadrà: questo può essere certamente destabilizzante, ma può anche essere un’ottima palestra per imparare a stare nel presente. Potrebbe essere un inizio di mindfulness dove, grazie al respiro, si ritorna al presente, cioè al corpo.
Radicamento, meditazioni, ritualizzazioni del quotidiano sono tutti strumenti utili per riuscire a mantenere o ritrovare un equilibrio energetico! Seguimi su facebook e instagram per scoprire i simboli che si nascondono nella tua vita quotidiana e scrivimi per creare insieme una meditazione o un rituale personalizzato.
Disclaimer
Io sono un’operatrice olistica e mi occupo di spiritualità, energia e anima. Il mio lavoro si concentra esclusivamente su questi tre aspetti dell’essere umano.
Nessun servizio o percorso di cui parlo in questo sito sostituisce in alcun modo il lavoro medico sanitario o psicoterapeutico.