Se sei nel flusso di Anahata, ricorderai che ti ho parlato di lei a marzo. Lei. Una figura che è un mix tra l’umano, il mitologico, l’emblema per antonomasia, un cruccio, la croce e la delizia, il veleno e la medicina. Sì, lei: la madre.
Una mamma ce l’abbiamo (o comunque l’abbiamo avuta) tutti. Così come abbiamo avuto tutti un’infanzia e un’adolescenza dove sarà capitato di volerne una diversa da quella che abbiamo avuto. C’è chi avrebbe voluto più abbracci e più coccole, chi avrebbe voluto più spazio per sé o magari un maggiore riconoscimento. Ma non sempre le cose sono andate come avremmo voluto.
E qui arriva la scelta: crogiolarsi all’infinito in ciò che non è stato o provare a vedere le cose da altri punti di vista? Se la tua scelta è la seconda sappi che oggi sono qui proprio per questo: aiutarti a scoprire l’emblema della figura materna attraverso i simboli e le costellazioni familiari.
Poco fa ti ho accennato ad Anahata, la mia newsletter sempre ricca di novità e anteprime, non mi dire che te le stai perdendo? Se non ti sei ancora iscritta, recupera subito attraverso il form qui sotto.
Perché l’anima si incarna?
In principio ci fu la nostra anima che in un’altra dimensione e in un altro spazio decise di venire qui su questa Terra. Per fare cosa? Imparare e per sciogliere quei nodi karmici che aveva accumulato nel corso delle varie esperienze precedenti.
Per l’anima il pianeta Terra è una grande università: prima di accedervi bisogna scegliere una facoltà precisa e sostenere degli esami. Quelli che noi chiamiamo problemi, sfighe, rotture di scatole sono i test universitari scelti dall’anima per questa incarnazione.
Ma per potersi incarnare e vivere in questa dimensione, l’anima ha bisogno di un corpo, quindi di un processo biologico che lo crei a partire dalla materia: i genitori.
L’anima sceglie i genitori in base alle vibrazioni che emettono. Appena percepisce le vibrazioni adatte al piano di studi che ha scelto, inizia quello che si chiama moto di incarnazione dove le tre anime fanno un patto e stabiliscono i vari ruoli per questa esperienza. Se un’anima ha bisogno di imparare la fiducia, dovrà prima sperimentare il tradimento o l’abbandono. Quindi i futuri genitori si adatteranno a questo copione, che è già in linea con i propri movimenti animici, e durante l’incarnazione di quella che sarà l’anima bambina essi metteranno in atto scelte/comportamenti/decisioni per le quali si sentirà tradita. Ovviamente non sarà indolore o divertente, ma è tutto finalizzato al raggiungimento dello scopo: imparare la fiducia. E per arrivare a questo punto l’anima incarnata dovrà seguire degli step, sperimentare emozioni e vissuti densi e profondi che a partire da quel primigenio patto si attiveranno. Prima di tutto ciò che accadrà quando l’anima sarà nata c’è un altro evento eccezionale: il concepimento. Il momento in cui gli alberi genealogici dei genitori si incontrano.
Bisogna tener presente che l’anima era già presente nel campo energetico materno, dove ha già assorbito parte della sua storia, e con l’atto fisico del concepimento arrivano anche il padre e il suo albero genealogico.

Il corpo di donna che si frappone tra noi e la fonte creatrice
Non importa in che modo o in che contesto i due futuri genitori si siano uniti per procreare, per le anime questo è sempre e solo un gran gesto d’amore.
Dopo il concepimento inizierà la gestazione dove il corpo prenderà forma e vivrà circondato dal liquido amniotico. Questa memoria ancestrale collega simbolicamente l’elemento acqua e la figura materna. Infatti, i bagni caldi, rilassanti e piacevoli, altro non sono che la risposta al bisogno dell’essere umano di ritornare nell’utero materno, perché è lì che ci sentiamo davvero in pace con il cosmo.
Piano piano si formeranno tutti gli organi, tra cui gli occhi che vedranno come primo colore il rosso, simbolo di inizio e radici. Si tratta del sangue che colora gli organi di nostra madre, da qui inizia il connubio tra sangue e sacro di cui ti ho parlato qui e qui.
Anche l’udito, durante la vita uterina, non è solo un fattore fisico, ma anche simbolico. Infatti, il primo rumore che sentiamo in utero è la vibrazione del sangue di nostra madre. Sentiamo il suo sangue pulsarle nelle vene ed emetterne le vibrazioni, simili a quelle captate dall’anima prima di sceglierla come madre.
Un altro grande simbolo è la placenta: è un organo con il quale il bambino vivrà in simbiosi fino al suo primo respiro ed è grazie a lei che sperimenterà il primo contatto tattile. In parecchie specie animali non viene reciso il cordone alla nascita né viene staccato il cucciolo dalla placenta, ma si aspetta che il processo di staccamento avvenga da solo. La placenta che cade in terra diventa nutrimento per il terreno, quindi protrae il suo scopo primigenio cambiando solo forma. Altre specie, tipo i gatti, mangiano la placenta in modo tale che i cuccioli ne riassorbano il nutrimento energetico attraverso l’allattamento. La sua forma ricorda un albero radicato: i vasi sanguigni si ramificano in modo tale da sembrare un nido protettivo esattamente come un albero genealogico. Mi piace pensare che sia un simbolo di sostegno degli antenati già presente in utero raffigurando un albero al suo interno. Quando l’embrione inizia a nutrirsi attraverso la placenta, che a sua volta viene nutrita dal cordone ombelicale, ha già le sembianze umane; è il cordone che crea una simbiosi con la madre e da qui passano tutte le informazioni transgenerazionali.
Eredità epigenetica transgenerazionale
È attraverso il cordone ombelicale che passano tutte le informazioni presenti nelle cellule materne, quelle informazioni ci hanno nutriti, sostenuti e amati sin dal primo momento.
Qui entra in gioco anche l’epigenetica. Con questa parola greca composta da ‘epì’ che vuol dire «sopra» e ‘gennetikòs’ che vuol dire «relativo all’eredità familiare», ci si riferisce a quella branca della genetica che studia la comunicazione tra le cellule e l’ambiente circostante. È stato dimostrato, infatti, che ogni cellula è in grado di registrare le informazioni dell’ambiente.
Per capire a fondo la situazione, è importante ricordare che noi donne sviluppiamo gli ovociti durante la gestazione, quindi nell’ utero di nostra madre. Come diceva Layne Redmond: “Tutti gli ovuli che una donna porterà con sé nelle ovaie, le porta da quando è un feto di quattro mesi nel grembo di sua madre. Ciò significa che la nostra vita cellulare come un uovo inizia nel grembo di nostra nonna. Ognuno di noi ha trascorso cinque mesi nel grembo di nostra nonna, e lei a sua volta si è formata nel grembo di sua nonna. Vibriamo al ritmo del sangue di nostra madre prima che lei stessa nasca, e questo impulso è il filo di sangue che scorre dalle nonne alla prima madre.’’
Il vissuto emozionale di questa fase della nostra vita è intrinseco nelle nostre cellule ed è ciò che ci collega alle varie generazioni. Le credenze hanno le loro vibrazioni e il loro potere che viene registrato e poi trasmesso. Ed essendo così arcaico viene difficile riuscire a contestualizzarlo, quindi capita di viverlo come presente e ‘proprio’, quando in realtà è ereditario. Ricorda che nodo è l’anagramma di dono, quindi se sembra catastrofico in realtà detiene una gran bacchetta magica!

L’archetipo della madre
La madre porta con sé una simbologia archetipica molto potente: lei è il canale primario grazie al quale siamo vivi, quindi rappresenta la vita, l’abbondanza, il femminile e il successo, tutte energie sinergiche della vita stessa. Riusciamo a fidarci della vita e a sentirci sorretti da lei quando ci fidiamo di nostra madre. Solo con questo presupposto riusciamo ad aprirci all’abbondanza della vita stessa. La madre che ci nutre rappresenta la vita che ci inonda di abbondanza. Venire al mondo richiede grandi peripezie ed è più complesso che andarsene, quindi la nascita è il nostro primo successo e ha la faccia di nostra madre perché è stata lei a permettere che accadesse.
Parlando dei simbolismi materni, il più grande è senza dubbio l’archetipo della Madonna, colei che ha partorito il Cristo inteso come parte divina dell’essere umano. Di lei non si conosce la sessualità, così come dovrebbe essere per nostra madre: è bene non saperne nulla onde evitare capovolgimenti gerarchici. Alla madre sono collegati la Terra, la Luna, l’acqua, il mare, il grano, il latte, le mandorle, i peli degli animali, il flusso economico e tutto ciò che simboleggia la vita.
La mandorla rappresenta la vagina, cioè la porta sacra da cui siamo passati per venire al mondo.
La Terra è la grande madre, insieme alla Luna.
L’acqua e il mare sono ricordi legati al liquido amniotico.
Il grano è l’archetipo di Cerere/Demetra, madre di Persefone, a cui è legato il racconto della brava bambina.
Il latte rappresenta l’allattamento, i peli degli animali ricorda quelli pubici con cui entriamo in contatto nel momento del parto e il flusso economico è ciò che ci serve per vivere.
In astrologia la madre è rappresentata dalla Luna, l’archetipo della grande madre, pianeta di dominio del Cancro, l’archetipo dell’utero materno. A lei sono collegate le acque/emozioni, le fasi cicliche di vita-morte-vita e i tempi dell’anima, Kairos per i greci.
La madre nel tema natale
La madre, così come il padre, viene filtrata dall’immagine interiore, quindi vederla nel suo lato umano, per ciò che è, è un cammino! Ad esempio, io ho la Luna (madre) quadrata (cioè in conflitto) con Plutone (il dio degli inferi) e ho sempre percepito mia madre inquieta e agitata. Chiunque la conoscesse mi ha sempre dato della folle per questo mio pensiero.
Quando, poi, ho iniziato ad interessarmi al cielo ho compreso a cosa fosse dovuta la mia percezione. In realtà, questa sensazione non era dovuta direttamente a mia madre ma di riflesso perché rappresenta la fonte creatrice qui sulla Terra. La mia disarmonia era legata alla fonte stessa.
Compreso questo, sono riuscita a lasciare andare questa lettura della realtà e ho iniziato a vederla per ciò che è: umana.
Tutto rimane sempre influenzato dai vari rapporti madri e figlie, ad esempio anche mia madre percepiva mia nonna ‘facilmente agitabile’. Ora mi chiedo come mia nonna percepisse la sua!
Con le costellazioni familiari si va a lavorare sul piano energetico e simbolico, quindi si mette in campo ciò che c’è e si riequilibra l’armonia. Se vuoi saperne di più, leggi qui e non perderti gli approfondimenti e le storie vere di cui parlo nelle mie newsletter.
Disclaimer
Io sono un’operatrice olistica e mi occupo di spiritualità, energia e anima. Il mio lavoro si concentra esclusivamente su questi tre aspetti dell’essere umano.
Nessun servizio o percorso di cui parlo in questo sito sostituisce in alcun modo il lavoro medico sanitario o psicoterapeutico.