In questa fase scorpionica viviamo il pieno dell’autunno che per me è la fase in cui l’anima muore di fronte a sé stessa per poi rinascere. Dico sempre che non è mai semplice ed indolore passare da qui e i motivi sono diversi: le convinzioni e gli schemi di pensiero che si sgretolano, le cose che finiscono, le maschere che cadono, il freddo che spinge a stare in casa, quindi dentro, anziché al di fuori.
ArchetipiInterpretazione evolutiva e significato della Morte nei Tarocchi
ArchetipiAde e Persefone: la stagione dello scorpione è un inno al loro amore
L’essere umano ha bisogno del mito, cioè di un modo di narrare gli eventi dandogli sacralità per riconnettersi alla fonte creatrice. Essendo racconti sacri non significa né che siano veri né che siano falsi, ma attivano forme di devozione molto profonde. Ogni cultura, nazione e religione ha i suoi miti e molti sono simili tra loro nonostante cambino nomi, luoghi e pochi concetti. Prendiamo in considerazione il mito di Ade e Persefone. Gli antichi Greci chiamavano Kore/Persefone, Demetra e Ade gli archetipi che i Romani chiamavano Prosperina, Cerere e Plutone. Anche in Mesopotamia c’era un mito simile con protagonisti Inanna e Dumuzid, mentre i sumeri li chiamavano Istar e Tammuz.
ArchetipiL’autunno dei tarocchi: il mito della Torre
La Torre è un Archetipo interiore molto potente. L’anima prima di entrare in questa energia attraversa il Diavolo dove l’ego spinge verso gli eccessi. Dopo la Torre sarà il tempo delle Stelle dove tutto è armonia, in accordo con leggi più grandi. La Torre viene chiamata anche ‘Casa Dio’ e il suo crollo segna un punto di non ritorno.
Archetipi Simboli del quotidianoEsempi di atti psicomagici e atti di potere: il ponte tra arte e rito
Il rito è un linguaggio simbolico ed è la lingua madre dell’inconscio. Noi esseri umani viviamo tra simbolico, reale ed immaginario senza fare nette distinzioni e quando ritualizziamo, in realtà, diamo messaggi chiari e precisi all’inconscio che ne registra l’informazione, per poi re-agire. I rituali, quindi, danno un effetto liberatorio utile a sostenere il cammino di evoluzione energetica, genealogica e spirituale.
![[La Donna Selvaggia]
''In realtà ‘LA QUE SABE’ sottopone il maschile a una leggera potatura.
Sappiamo che tagliava i rami secchi aiuta all'albero a crescere più forte. Sappiamo anche che, riunendo insieme gli steli di certe piante, le si aiuta a crescere più folte.
Nella donna selvaggia il ciclo di crescita e calo dell'animo è naturale. È un processo arcaico, antichissimo.
Così le donne si avvicinavano al mondo delle idee e alla loro manifestazione esterna.
Ed è ancora così. La vecchia della storia ci insegna come fare.
Qual è dunque il punto di questa rivendicazione e focalizzazione, di questo richiamo di quanto è andato perduto, di questa corsa con i Lupi?
È andare dritti alla giugulare, al seme e all'osso di ogni cosa della vostra vita, perché la risiedono il vostro piacere, La vostra gioia, la sta l’Eden delle donne, il luogo in cui ci sono tempo e libertà essere, vagare, fantasticare, scrivere, cantare, creare e non aver paura.
Quando i Lupi percepiscono un piacere o un pericolo, innanzitutto restano immobili. Diventano come statue, concentratissime per vedere, udire, sentire cosa c'è la, nella forma più elementare.
Ecco cosa ci offre la natura selvaggia: la capacità di vedere quel che ci sta davanti grazie alla focalizzazione, all'immobilità e allo sguardo virgola e all'udito, al sentire e al gustare.
La focalizzazione utilizza tutti i sensi, compreso l'intuito.
E in questo mondo che le donne vengono per reclamare la loro voce, il loro valori, la loro immaginazione, la loro chiaroveggenza, le loro storie, la loro antica memoria di donne.
Che sono opera della focalizzazione della creazione. Se avete perduto il fuoco, la concentrazione, sedete state quiete.
Prendete l'idea e cullato la punto in parte tenetela e in parte buttatela virgola e si rinnoverà punto non vi occorre null'altro.''
-cit: Clarissa Pinkòla Estés, Donne che corrono con i lupi
Illustrazione: olio su carta di @animaeradici
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