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In questa fase scorpionica viviamo il pieno dell’autunno che per me è la fase in cui l’anima muore di fronte a sé stessa per poi rinascere. Dico sempre che non è mai semplice ed indolore passare da qui e i motivi sono diversi: le convinzioni e gli schemi di pensiero che si sgretolano, le cose che finiscono, le maschere che cadono, il freddo che spinge a stare in casa, quindi dentro, anziché al di fuori. E questa fase fa ancora più paura se la definiamo Morte simbolica.

La morte è stata talmente tanto demonizzata da aver perso in Occidente il suo senso stretto e il suo ruolo sacro. Viene percepita come la dissoluzione, la fine, ciò che non esisterà più, semplicemente perché non siamo abituati a guardarla per ciò che è.

È lei che da inizio alla vita ponendosi totalmente a suo favore, quasi prostrandosi ad essa. Senza di lei non ci sarebbe nascita. Infatti, tutte le culture antiche sostengono la tesi secondo cui i morti e i bambini arrivano dallo stesso mondo. Lei permette al vecchio di ridimensionarsi per ridiventare nuovo, lascia cadere le foglie secche per permettere ai rami di ricaricarsi e prepararsi a nutrirne di nuove.

Questo concetto di abnegazione è qualcosa di molto antico, ovviamente la parte più umana di noi la vive come minaccia alla sopravvivenza, alla quale reagisce tentando la fuga. È qualcosa di istintivo e animale. Eppure gli animali sanno che è solo un passaggio, un breve saluto prima di un nuovo ritorno. Si dice che i bisonti concedessero la loro carne ai cacciatori Nativi americani perché questi ultimi ne avrebbero mangiato solo quella e mai l’anima.

L’Archetipo della Morte

Il terrore e la sconsacrazione della morte avviene anche nel mazzo di Tarocchi. L’arcano numero 13 viene chiamato Innominabile, se non direttamente arcano numero 13, ma quasi mai Morte. Invece, se gli restituissimo il suo nome potremmo guardarla con occhi diversi.

La Morte nei Tarocchi è preceduta dall’Appeso dove l’anima è chiamata ad osservare le cose da nuovi punti di vista. Per quanto siamo stati disabituati a ‘stare’, questa fase è vista come punitiva o sacrificale, invece rappresenta una grande opportunità. Sacrificio significa rendere sacro, quindi questa fase ci permette di interiorizzare profondamente che tutto è mosso da qualcosa di più grande di noi anche se non ne abbiamo il controllo.

Tutto ciò che ha preceduto questo passaggio ormai è obsoleto in termini di evoluzione, quindi deve attraversare un sacro processo di morte e rinascita con un nuovo paradigma.

La Morte nei Tarocchi Rider Waite

Qui sotto puoi trovare l’arcano del mazzo Rider Waite.
Vediamo la Morte su un cavallo bianco, un Re esamine al suolo atteso da due fanciulli inermi, un vescovo di fronte, un fiume e un castello alle spalle.

la morte tarocchi rider waite

Osservando la piuma sul suo elmo, gli occhi del cavallo e alcuni dettagli del suo vestiario puoi vedere che sono rossi come il sangue. È il colore della vita che segna la sua presenza attraverso la pressione sanguigna, inoltre è il colore legato al chakra della radice, quindi all’inizio. Questo ci riporta ancora più indietro perché il rosso è il primo colore che vediamo quando siamo nel grembo materno. Le pareti uterine sono rosse, quindi il rosso è anche l’inizio della vita.

Tutto ciò significa che è la vita stessa a richiedere una morte prima di un nuovo inizio. Infatti, tornando alla nostra carta, si intuisce quanto potente sia la figura sul cavallo. Sembra quasi calamitica, è difficile toglierle gli occhi di dosso perché ogni anima sa che è grazie a lei se possiamo andare avanti. Se lei non ci fosse vorrebbe dire che avremmo ancora i denti da latte oltre che quelli permanenti, come sarebbe la masticazione a quel punto? I denti da latte sono morti cadendo, prestando servizio alla vita stessa.

Dinnanzi al cavallo, quasi a voler fermare la morte, c’è un vescovo, simbolo di saggezza e autorità. Il suo è, però, un tentativo vano perché nessuna autorità umana può fermare la gran signora e la saggezza ‘deve rendersi umile di fronte ad essa’.

Il fiume alle spalle è lo Stige, il fiume dell’oltretomba che ha il compito di dividere un mondo da un altro. Da qui le anime vengono traghettate tra le due sponde. Anche l’acqua segna un passaggio fluido e morbido, segue un flusso sacro mosso dalla forza della vita.

Osservando bene il castello, si nota un sole gigante che sta per sorgere tra le due torri che rappresentano la vita e la morte. È la garanzia di un nuovo inizio, è l’alba che arriva dopo il tramonto, è l’anima che cambia forma senza mai smettere di esistere.

Infine, l’oro del sole, del suolo e degli abiti del vescovo parlano del potere personale che rimane in secondo piano rispetto al volere della nostra anima, ovvero funziona perfettamente solo quando è in accordo con essa. Lo confermano i fanciulli ai piedi della Grande Signora che possono rappresentare dei progetti o delle situazioni in fase iniziale che, quando non sono in linea con voleri maggiori, muoiono.

Il significato della Morte nei Tarocchi  

Il senso simbolico della Morte nei Tarocchi non è la fine dell’esperienza terrena, ma una grande trasformazione. Un cambiamento radicale che coinvolge tutte le cellule del corpo, inevitabile e necessario per poter accedere a nuovi livelli di coscienza.

Questo accade quando una parte di noi si rende conto di non avere bisogno di tanti strati, come le bucce delle pannocchie che iniziano a sgretolarsi per far posto ai chicchi di mais. Avviene solo quando siamo pronti, anche se non crediamo di esserlo. In queste fasi c’è sempre molto bisogno di sostegno e radicamento. Il primo lo danno gli antenati, il secondo si raggiunge con semplici esercizi, come le meditazioni guidate personalizzate (scrivimi e posso crearne una su misura per te!)

Questa fase viene complicata dall’umana paura di non sopravvivere che ci spinge a resistere, trattenere, rimanere aggrappati. ‘Sai sempre ciò che lasci e mai ciò che trovi’, ecco questi fantasmi culturali bloccano il normale flusso. In realtà non è così, servono fiducia, coraggio, amore e la certezza che il nuovo sia sempre meglio del vecchio.

A questo punto l’anima è pronta per muoversi verso un futuro ancora da comprendere, non sa qual è ma sa che è la strada giusta. Così facendo entra nell’archetipo della Temperanza.

“Per ogni ciclo che si chiude uno nuovo se ne apre e quello che si apre è sempre più bello, più potente e più sacro del precedente appena chiuso”.

Non sempre è facile rendersene conto mentre siamo impegnati nella nostra routine. Ma se provi a fermarti e radicarti bene in te stessa allora sarà facile vederlo. Se non sei abituata, il radicamento può essere difficile da raggiungere, per questo ti consiglio di lasciarti guidare da una meditazione creata su misura per te.

Disclaimer
Io sono un’operatrice olistica e mi occupo di spiritualità, energia e anima. Il mio lavoro si concentra esclusivamente su questi tre aspetti dell’essere umano.
Nessun servizio o percorso di cui parlo in questo sito sostituisce in alcun modo il lavoro medico sanitario o psicoterapeutico.

Sabina

Nella vita traduco Simboli e Metafore in parole semplici.

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